Una sostanziale novità potrebbe rivoluzionare il Reddito di Cittadinanza. Cosa devono aspettarsi i percettori del sussidio
I dibattiti sul Reddito di Cittadinanza sono sempre più costanti. Da una parte ci sono coloro che continuano a sostenerlo nonostante almeno per ora non abbia sortito gli effetti sperati. Dall’altro c’è la fazione dei contrari, che stanno iniziando ad imbastire delle azioni volte all’abolizione del sussidio.
Ciò che è certo, che così come si presenta allo stato attuale ha delle evidenti falle da rimarginare. A tal proposito sembra sempre più vicina l’introduzione di una novità pronta a far decollare nuovamente le quotazioni dello noto ammortizzatore sociale.
Reddito di Cittadinanza: come cambia la ricerca del lavoro
In pratica ai centri per l’impiego saranno affiancate le agenzie per il lavoro (che hanno contatti direttamente con le aziende). Questo connubio ha come obiettivo quello di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro per coloro che percepiscono il RDC.
Il tutto dovrebbe svolgersi anche grazie anche all’ausilio dei navigator, che sono stati istituti appositamente per aiutare i richiedenti nella ricerca di un’occupazione. Al contrario di quanto si possa pensare l’impresa non è poi così ardua.
Rosario Rasizza presidente dell’associazione italiana delle agenzie per il lavoro (Assossom) ha mostrato dei dati che testimoniano che ad oggi ci sono circa 400mila offerte di lavoro compatibili con il Reddito di Cittadinanza. La maggior parte è proveniente da aziende addette alla grande distribuzione.
Passando ai dati Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro) sul RDC, coloro che hanno sottoscritto un patto per il lavoro con il centro per l’impiego sono circa 1.150.152. La maggior parte dei beneficiari si rileva nel sud e nelle isole, dove ci sono circa il 70% del totale delle persone che hanno il suddetto accordo per il lavoro.
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Il dato più allarmante, è quello relativo all’età, che si è abbassata drasticamente. Basti pensare che la classe di età degli under 29 rappresenta il 38,6% dei beneficiari a livello nazionale. Un trend per niente ben augurante, che si spera possa essere sovvertito anche grazie a queste nuove modifiche.