Scopriamo i limiti che impediscono all’Agenzia delle Entrate di prelevare in maniera forzosa lo stipendio dei soggetti insolventi
In casi di insolvenza reiterati il Fisco ha la facoltà di compiere delle azioni decisamente spiacevoli ai danni del soggetto debitore. Può infatti pignorare del denaro dal suo conto corrente per rifarsi dei crediti che gli spettano.
Può rivalersi sulla pensione nel caso in cui il soggetto sia già uscito dal mondo del lavoro o sullo stipendio qualora sia ancora attivo in tal senso. In questo caso però non c’è un limite vitale impignorabile, ma esistono delle eccezioni che non consentono all’Ade di poter effettuare l’azione di pignoramento.
La forma più classica è il pignoramento presso terzi disciplinato dall’articolo numero 543 del codice di procedura civile. Viene inviata una notifica a colui che ha maturato la situazione debitoria e la somma di denaro da riscuotere viene trattenuta dall’istituto di credito o dal datore di lavoro e poi prelevata dal Fisco.
Se il pignoramento ha come oggetto debiti fiscali, l’Agenzia delle Entrate può prendere un importo commisurato allo stipendio. Ad esempio, se il salario non va oltre i 2500 euro, allora si può riscuotere forzosamente un decimo. Se si va dai 2501 a 5000 euro allora si sale ad un settimo. In caso di cifre ancora maggiori si procede con un quinto.
Per quanto concerne i limiti, non tutto ciò che contribuisce alla formazione dello stipendio può essere pignorato. Le voci inerenti le indennità, gli ANF, il TFR, i rimborsi spese, sono escluse dal provvedimento.
Un’altra ipotesi è l’opposizione all’esecuzione forzata. Dopo aver presentato l’istanza, spetta ad un giudice prendere la decisione finale, che può optare per la sospensione e permettere al debitore di rifiatare almeno per un po’.
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Esistono poi dei casi in cui sono presenti dei vizi di forma nella procedura. Qualora vengano appurati possono rendere inefficace la riscossione. Per questo, è sempre bene rivolgersi ad un buon legale, che può aiutare a far luce sulla situazione e magari ad evitare che il proprio denaro vengo intaccato ingiustamente.