In caso di somme percepite indebitamente, l’Istituto ha diritto a richiedere indietro il denaro della pensione. Occhio ai requisiti.
Arrivare a maturare il diritto alla pensione non è semplice. Al di là degli anni, della necessità di lavorare ininterrottamente praticamente per una vita intera e dell’importanza della regolarità contributiva, un problema estremamente attuale riguarda la possibilità stessa del pensionamento. Il quale, soprattutto per i più giovani, rappresenta paradossalmente qualcosa di proibitivo, almeno apparentemente. Il problema è che, sempre più spesso, le nuove generazioni iniziano tardivamente ad approcciarsi al mondo del lavoro, per ragioni che molto spesso non dipendono da loro.
Ecco perché discutere su eventuali decadenze del diritto all’assegno pensionistico fa tremare i polsi. Eppure, delle condizioni in grado di determinare una simile eventualità esistono e non sono nemmeno troppo infrequenti. Ad esempio, in caso di sussidi erogati dall’Inps in favore di necessità particolari (come una pensione di tipo assistenziale), il venir meno dei requisiti creerebbe automaticamente il quadro giusto per una revoca. Ma anche l’accertamento di una incongruenza potrebbe bastare.
Pensione, fra requisiti e accertamenti: quando l’Inps si riprende i soldi
Tra limiti di reddito e altri requisiti, le possibilità che l’Inps decida di revocare i soldi dell’assegno pensionistico non mancano. Ad esempio, nel caso di trattamenti economici di tipo assistenziale (erogati dall’Inps a favore di contribuenti in specifiche condizioni reddituali), il calcolo dell’assegno avviene in base al montante contributivo e retributivo. Eccezione è l’assegno sociale, per il quale non c’è bisogno di quote minime di contributi, in quanto basterà l’età anagrafica (67 anni di età). Una situazione che potrebbe essere utile a molte categorie di persone, incluse le casalinghe. La condizione è comunque relativa al bisogno economico, oltre che la residenza effettiva in Italia.
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Essendo l’assegno sociale vincolato a uno stato di bisogno economico, ovvero a un limite di reddito annuo, la condizione essenziale è che tutto rimanga entro i livelli consentiti. Qualora il beneficiario dovesse superare il limite, l’Inps avrebbe diritto a revocare il trattamento. E, in caso di somme percepite indebitamente (ovvero risultanti tali da un controllo effettuato), potrebbe richiedere indietro i soldi. A stabilirlo è la Corte di Cassazione, attraverso alcune sentenze (soprattutto la 13917/2021 e la 13915/2021), in caso di provvedimento con esito positivo. In questa circostanza, la restituzione si applica a partire dal momento in cui l’accertamento è avvenuto.