Occhio ai movimenti del conto corrente. In alcuni casi, infatti, sia dipendenti che partite Iva rischiano di dover fare i conti con dei controlli da parte del Fisco.
“Dicono che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quelli di un vagone del Metrò“, diceva Marilyn Monroe. E in effetti non si può negare come i soldi, seppur non essendo garanzia di felicità, aiutino spesso a risolvere un bel po’ di situazioni problematiche. A partire dalla spesa settimanale fino ad arrivare alle bollette, in effetti, sono tante le volte in cui ci si ritrova a dover mettere le mani nel portafoglio per pagare i relativi beni e servizi.
Se tutto questo non bastasse, l’impatto del Covid sull’economia ha contribuito ad aumentare lo stato di incertezza, spingendo sempre più persone a tenere i propri soldi fermi sul conto corrente. Una situazione che, in alcuni casi, può attirare l’attenzione del Fisco. In particolare, in presenza di movimenti sospetti, l’Agenzia delle Entrate può decidere di effettuare degli accertamenti sia che si tratti di lavoratori dipendenti che partite Iva. Entriamo nei dettagli e vediamo quali sono i movimenti che scatenano il Fisco.
Come risaputo, spesso i soldi depositati sul conto corrente finiscono per attirare l’attenzione dell’esecutivo. Non si tratta, soltanto, della tanto temuta patrimoniale, ma anche della necessità di contrastare l’’evasione fiscale. Proprio in tale ambito si inseriscono i controlli del Fisco, che scattano, in genere, in presenza di alcuni movimenti sospetti. Lo sanno bene i lavoratori, sia dipendenti che titolari di partita Iva, che sempre più spesso si ritrovano a finire sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate.
In particolare, a destare particolare attenzione è il risparmio accumulato. Se un soggetto dichiara 30 mila euro l’anno di reddito e sul conto risultano risparmi per oltre 60 mila euro, ad esempio, tale situazione non può non attirare l’interesse del Fisco. In questo caso, infatti, nasce il dubbio che le entrate extra siano frutto di attività in nero. Proprio per questo motivo, onde evitare spiacevoli inconvenienti, è sempre opportuno conservare opportuna documentazione, al fine di dimostrare, ad esempio attraverso una scrittura privata, che si tratti di una donazione o comunque di soldi provenienti da un’attività lecita.
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Soffermandosi sui titolari di partita Iva, inoltre, bisogna sapere che a finire al centro dell’attenzione del Fisco, in questo caso, sono anche le operazioni di versamento e prelievo dal conto corrente. In particolare bisogna sapere che nel caso in cui gli imprenditori effettuino prelievi superiori a mille euro in contanti al giorno o a 5 mila euro al mese, ecco che l’Agenzia delle Entrate potrebbe chiedere chiarimenti in merito.