Non c’è pace per la piattaforma di messaggistica forse più utilizzata almeno in Italia. Ora ci si mettono i vaccini.
Dopo aver trascorso mesi al centro delle cronache di settore per l’avvicinarsi della fatidica data in cui sarebbe entrato in vigore un nuovo aggiornamento che avrebbe violato la privacy dei cittadini, dopo le smentite, dopo le prove che tutto ciò non sarebbe avvenuto, con le conseguenze che tutti immagiamo, Whatsapp torna sotto la lente di ingrandimento dei media di ogni tipo. Ora ci si mettono i vaccini a rovinare l’immagine della piattaforma.
Troppe notizie fake, con alcuni buontemponi della rete che si divertono a spaventare gli utenti con articoli bufala sui rischi ed i danni portati dal vaccino. Prima è toccato ad Astrazeneca diventare bersaglio delle accuse di alcuni falsi articoli scientifici, poi è stata la volta di Pfizer, alla fine tutti sono stati smentiti. Whatsapp, insomma, o almeno le notizie che circolano tra le sue pagine sarebbero poco affidabili, infarciti di inesattezze e con il solo scopo di spaventare la popolazione portandola ad avere un’idea assolutamente non corrispondente alla realtà.
Cosa sta succedendo a Whatsapp: messaggi fake e bufale continue puntualmente smentite
In ogni caso non è semplice gestire in maniera capillare la mole di notizie che circolano su una piattaforma come Whatsapp. In più di una occasione i responsabili delle varie aree hanno invitato i clienti, gli utenti insomma, a diffidare di ciò che circolava all’interno della piattaforma, perchè spesso opera di hacker o di persone votate completamente alla circolazione di fake news per provare ad orientare in maniera fraudolenta l’opinione pubblica.
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Quello che spaventa, per l’appunto è la possibilità concreta che gli utenti possano prendere per vere determinate operazioni di spostamento dell’opinione pubblica. Il tutto potrebbe provocare pericolose deviazioni lungo quelli che sono i sentieri della ragione scientifica. Il settore medico scientifico in questi mesi è stato letteralmente bersagliato da certi messaggi e da un certo tipo di produzione. La soluzione? Fidarsi meno di cosa offre la rete. Di cosa vende per verità assoluta, di ciò che propina a chi nemmeno forse sa bene cosa sta leggendo.