La tecnologia avanza imperterrita, una stampante 3D stampa il primo filetto di manzo della storia. Gli scienziati giapponesi non si pongono limiti.
L’università di Osaka si è resa protagonista di un evento storico. Un gruppo di scienziati ha stampato un filetto di manzo Wagyu partendo dalle cellule staminali isolate di carne bovina. La vicenda è storia in quanto rappresenta un passo in avanti per lo studio della sostenibilità ambientale ed economica.
Ricercatori e scienziati in collaborazione con alcuni chef stanno studiando sempre più approfonditamente le biotecnologie alimentari. Gli studi vanno avanti da qualche anno e i risultati raggiunti sono soddisfacenti. Lo scopo delle ricerche è di diminuire l’impatto ambientale degli allevamenti e del consumo della carne. L’inquinamento globale è in parte dovuto alla produzione delle carni e poter produrre alimenti eco-sostenibili significherebbe tagliare un traguardo molto importante.
La strada sembra accorciarsi. Dopo le crocchette 3D si è arrivati a stampare un filetto di manzo Waygu con una stampante in 3D. L’obiettivo è riprodurre alimenti sintetici che abbiano esattamente lo stesso odore, sapore, colore, consistenza e forma degli originali. La stampante in 3D parte da cellule staminali e arriva a creare un “vero” filetto producendo strutture molto complesse come il grasso, le fibre muscolari e i vasi sanguigni.
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Gli alimenti sintetici aiuterebbero a ridurre l’inquinamento causato dagli allevamenti intensivi degli animali. Studi specifici hanno dimostrato come questi allevamenti provocano il 15,1% del particolato PM 2,5 in Italia. Significa che inquinano più di industrie, auto e moto. In particolare, le emissioni del particolato secondario e di anidride carbonica sono eccessive e particolarmente dannose per il nostro pianeta. Gli scienziati vogliono arginare il problema e la stampante 3D potrebbe essere un valido aiuto per il raggiungimento dell’obiettivo.
Il problema principale però riguarda il giro di soldi intorno agli allevamenti intensivi e i posti di lavoro a rischio. La questione, dunque, è sempre la stessa. Puntare al guadagno (in Italia il mercato delle carni frutta circa 30 miliardi di euro) oppure giocare la partita in favore della sostenibilità ambientale?