“Sono un pilota e lo resterò per sempre”. Valentino Rossi lascia le moto ma sembra avere le idee chiare sul proprio futuro. Dopo aver accumulato una vera fortuna.
“La moto non è solo un pezzo di ferro. Anzi, penso che abbia un’anima perché è una cosa troppo bella per non avere un’anima“. Era il 2009 quando, ai microfoni di Prisca Taruffi, Valentino Rossi pronunciò queste parole che, forse meglio di altre, descrivono la personalità del Dottore. Uno sportivo a tutto tondo, votato al suo mezzo e in grado di sentirlo dentro. Un centauro tutt’uno con la propria moto, capace di esprimere, in sella come in officina, tutto il suo talento. L’addio alle corse era nell’aria: Valentino ha 42 anni e da troppe stagioni non è più riuscito a raggiungere quel grado di competitività che lo aveva sempre contraddistinto.
Certo è che il ritiro di uno come lui non può lasciare indifferenti. Il passo indietro di Valentino Rossi un’epoca per la Moto Gp che, se è cresciuta esponenzialmente fino a diventare uno degli sport più amati, è certamente grazie a lui. E a quelli che, come lui, sono riusciti a lasciare un’impronta epica sulle lingue d’asfalto di tutto il mondo. Venticinque anni in sella non si dimenticano, specie se corredati da ben nove titoli mondiali. “E avrei voluto correre per altri 20-25 ma purtroppo non è possibile“, ha detto il Dottore. Peccato davvero, perché di sportivi appassionati c’è sempre un gran bisogno.
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Prima di Marc Marquez, in Moto Gp nessuno aveva fatto meglio di lui: 6 Mondiali vinti (più uno nell’antenata Classe 500) e anni da dominatore incontrastato in sella prima alla RC 211V della Honda, poi alla YZR M1 della Yamaha. Dal 2001 al 2009, col piccolo interregno scandito dalle vittorie di Nicky Hayden e Casey Stoner, prima di iniziare un periodo di stasi durato fin troppo tempo. Le ambizioni con la Ducati finite in un nulla di fatto, il ritorno in Yamaha con una concorrenza su pista diventata sempre più agguerrita. Tutta spagnola naturalmente, dai “vecchi” rivali Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo fino ai giovani rampanti Marquez e Maverick Vinales. Una fase discendente, nella quale l’eco delle imprese passate ha assunto un tono ancora più epico.
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Valentino Rossi la chiude qui, lasciando ai suoi tifosi nove buoni motivi per essere ricordato a dovere. Ma non solo quelli naturalmente. Lui fu capace di risalire in sella a poco più di un mese da un infortunio gravissimo o di rimontare, nel 2015, nove posizioni nel Gp di Argentina, vincendo il duello finale con Marquez. La rivalità con Biaggi, con Gibernau, pilastro inevitabile, con il quale confrontarsi, per tutti i piloti dagli anni Novanta in poi. Rossi lascia tutto questo, dopo aver messo in fila non solo una sfilza di titoli ma anche un conseguente guadagno. Le cifre non sono confermate ma, sommando partecipazioni ai Mondiali e le vittorie conseguite, si parla di un patrimonio vicino (o superiore) ai 50 milioni di euro. Ora il prossimo passo della carriera. E anche qui, come sempre accaduto, Rossi sembra avere le idee chiare: “Adoro correre con le macchine, penso che farò questo dall’anno prossimo, ma dobbiamo ancora definire questa decisione“. Pilota ieri, oggi e per sempre.