Cresce il timore per le partite Iva di dover restituire i contributi a fondo perduto ottenuti con le misure di aiuto contro il Covid 19.
Il Decreto Sostegni Bis includeva una misura rivolta alle partite Iva. Prevedeva l’erogazione di contributi a fondo perduto per sostenere una categoria messa in ginocchio dalla pandemia. La scadenza delle domande di sostegno risale a pochi mesi fa e ora sono in atto i pagamenti attraverso bonifici automatici. I controlli dell’Agenzia delle Entrate, però, non si fermano mai e qualora venisse riscontrata un’irregolarità nella composizione della domanda si correrebbe il rischio di non ricevere l’importo o, addirittura, di dover restituire la somma già ricevuta.
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Partite Iva: cosa controlla l’Agenzia delle Entrate
E’ bene chiarire quali sono i casi in cui l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere la restituzione del contributo o bloccarne l’erogazione. Alla base della decisione c’è una inesatta compilazione della domanda di fondo perduto. L’inesattezza potrebbe essere dovuta ad una disattenzione o potrebbe essere voluta per ottenere un contributo di cui non si aveva diritto.
Il Fisco, dunque, procede con serrati controlli per impedire che i furbetti approfittino degli aiuti Covid. Sotto la lente di ingrandimento si trovano principalmente i requisiti di accesso alla misura. In più, le verifiche sui dati devono confermare che l’importo richiesto corrisponda alla somma esatta di cui si ha diritto e che il richiedente non abbia rapporti con il crimine organizzato.
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Cosa succede in caso di riscontri di inesattezze
Se l’Agenzia delle Entrate dovesse capire tramite i controlli che il richiedente non aveva alcun diritto al contributo agirà di conseguenza. Il primo passo sarà l’avvio della procedura di recupero del fondo perduto accompagnato da una sanzione con importo compreso tra il 100% e il 200% della somma richiesta ed erogata indebitamente.
Qualora il contributo erogato risulti inferiore ai 4 mila euro, le partite Iva dovranno pagare una sanzione di importo compreso tra 5.164 euro e 25.822 euro. Questo perché la somma non può essere più di tre volte superiore al contributo. Oltre alla sanzione, poi, le partite Iva che hanno dichiarato il falso rischiano la reclusione da 6 mesi fino a 3 anni.
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Come restituire il contributo
E’ possibile che il titolare di Partita Iva si accorga autonomamente dell’errore di compilazione. Per non rischiare di dover pagare una pesante sanzione o di finire in carcere, in questo caso sarebbe consigliabile procedere con il ravvedimento operoso. Parliamo di un istituto giuridico che ha lo scopo di permettere al contribuente di regolarizzare la propria posizione. Si mette in atto con la compilazione del modello F24. Comporterà comunque il pagamento di una multa ma di importo notevolmente inferiore rispetto a quello previsto qualora sia il Fisco a rilevare l’errore.