Niente nuovo Digitale terrestre, almeno per il momento. Si passerà al 2023 ma la frequenza per il nuovo 5G sarà liberata nei tempi.
Sembrava tutto pronto per il passaggio al nuovo Digitale terrestre ma, a quanto pare, ci sarà ancora da aspettare. Una buona notizia, forse, per chi era ormai certo di non avere un televisore compatibile con le novità dello switch off (anche se, fra bonus rottamazione e bonus tv, il momento per acquistare sembra favorevole). A ogni modo, magari proprio per l’impossibilità di molti utenti di procedere a una spesa per l’acquisto di un nuovo televisore o probabilmente per esigenze tecniche, il calendario dell’entrata in vigore del nuovo DVB-T2 cambierà sensibilmente.
Tutto lasciava presagire che l’1 settembre sarebbe stato avviato lo switch off, con tutte le conseguenze del caso. Niente di tutto questo: il Digitale terrestre richiederà più tempo per modificarsi. L’unica condizione, peraltro facoltativa, è il passaggio allo standard Mpeg 4 delle varie emittenti a partire dal 15 ottobre. Come detto, però, si tratta di un invito, non di un obbligo. Ad esempio, la Rai inizierà il passaggio con i canali minori, mentre quelli principali resteranno a disposizione di tutti in Mpeg 2.
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Digitale terrestre, rimandato lo switch off: le nuove date
Il passaggio al DVB-T2 era ancora più vicino: al 30 giugno sarebbe dovuto iniziare, a partire da alcune Regioni, il passaggio al nuovo Digitale terrestre. Niente di tutto questo, almeno per i successivi sei mesi. Con molta probabilità si scavallerà al 2023, anche se non è chiaro se si partirà direttamente da inizio anno. Di sicuro non da gennaio. Il rinvio peraltro era già nell’aria, vista la necessità emersa nelle ultime settimane di ridisegnare la road map del cambiamento e adeguarla alle esigenze.
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Per quanto riguarda le frequenze a 700 Mhz per il 5G, invece, i tempi potrebbero essere rispettati. L’1 luglio 2022 tutto dovrebbe essere come è stato preventivato, ovvero con le frequenze libere di ricevere la nuova rete. La soluzione di compromesso è l’alleggerimento dello spazio, riducendo la qualità tramite compressione dei canali, oppure riducendoli. Niente 4K in sostanza. Comunque sia, l’allungamento dei tempi favorisce indirettamente le piattaforme streaming, le quali potranno di fatto contare su un palinsesto maggiore per almeno un altro anno. E forse anche dopo.