La nota società di e-commerce Amazon ancora una volta guarda al nuovo prima degli altri. Vi sarebbe l’intenzione di ammettere il Bitcoin come strumento di pagamento per le transazioni sul sito di e-commerce. Ma è tutto vero?
Amazon è il noto colosso dell’e-commerce statunitense, con sede a Seattle nello stato di Washington. Tutti conoscono o hanno sentito parlare dei servizi e delle promozioni offerte nel sito ufficiale della più grande internet company al mondo. Ebbene, Jeff Bezos, fondatore dell’azienda, uno degli uomini più influenti a livello mondiale, sembra volgere l’attenzione al futuro con spirito nuovamente pionieristico; tanto da prendere in considerazione il Bitcoin, la discussa criptovaluta, come mezzo di pagamento per gli acquisti nel sito dell’e-commerce per antonomasia.
E’ proprio così: nonostante i pareri divisi sulla bontà e l’efficacia dell’uso delle criptovalute che – secondo alcuni – rappresentano soltanto una bolla speculativa che non è destinata a durare nei prossimi anni, in base ad alcune voci di corridoio circolate nelle ultime ore, Amazon potrebbe decidere di ammettere il Bitcoin come strumento per effettuare transazioni all’interno dello store del noto sito. Ciò insieme a tutti gli altri mezzi di pagamento già ammessi.
La domanda che si stanno ponendo gli osservatori e gli esperti di valute virtuali e più in generale di mercati, è se in questa notizia c’è un reale fondamento oppure no. Cerchiamo di scoprirlo di seguito; mettendo in luce i contorni della vicenda e chiarendo alla fine qual è la verità.
Prima di spostare l’attenzione sull’argomento accennato, ossia la effettiva possibilità di usare, in un futuro non troppo lontano, i Bitcoin per gli acquisti sul popolarissimo sito di e-commerce, spendiamo qualche parola proprio su Bitcoin e Amazon.
I Bitcoin sono una moneta virtuale, ossia una delle oltre 2.000 valute virtuali in circolazione. Sono una valuta e sono al contempo mezzo di pagamento, ma soprattutto mezzo di speculazione. Dette criptovalute sono insomma adatte a chi ama investire e in particolare non disdegna di mettere in gioco un rischio alto negli investimenti.
Non si conosce con esattezza chi siano i creatori di questa moneta virtuale, ma si sa che nacque nel 2009 da uno o più hacker con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. A differenza delle altre valute virtuali, il Bitcoin non ha dietro una banca centrale che distribuisce nuova moneta, ma si basa fondamentalmente su due principi cardine: un network di nodi, ossia di pc, che la gestiscono in modalità distribuita, peer-to-peer; e l’utilizzo di una forte crittografia per validare e rendere sicure le transazioni. Come si può notare, i Bitcoin sono dunque un prodotto altamente tecnologico e – per molti osservatori – una scommessa per il futuro.
Abbiamo di fronte una moneta degna di nota anche per un’altra specifica ragione: infatti i Bitcoin, a differenza di euro; dollari e sterline, non sono presenti in forma fisica, ma di fatto in forma di codice, ovvero serie di numeri. Come accennato poco sopra, altro aspetto rivoluzionario dei Bitcoin e delle criptovalute è che non ‘transitano’ da alcuna banca. A differenza di monete come l’euro o il dollaro, per fare un esempio, non sono monete ‘centralizzate’; ossia non sono sottoposte alla regolamentazione di un’autorità centrale del settore finanziario. In altre parole, le monete virtuali non sono regolate da enti centrali governativi, ma sono di solito emesse e controllate dall’ente emittente, in base a regole proprie, a cui i membri della comunità di riferimento decidono di aderire. In questo senso, le criptovalute sono monete virtuali liberamente circolanti sul web.
Altra peculiarità dei Bitcoin, e anche per questo già ci si interroga sulla reale compatibilità tra questa criptomoneta e il mercato di Amazon, è rappresentata dall’estrema volatilità. Una valuta tradizionale costituisce una riserva di valore affidabile; infatti, con il denaro di cui si dispone, il privato ha la certezza che domani o fra un anno potrà conseguire in concreto la stessa quantità di beni e servizi che si possono acquistare oggi. Invece, i Bitcoin non sono monete stabili. Ciò in quanto il loro valore è estremamente altalenante e l’andamento di questi mesi lo dimostra.
LEGGI ANCHE >>> I Bitcoin servono davvero a guadagnare in tempi brevi?
Amazon (www.amazon.com) è una compagnia di e-commerce statunitense fondata da Jeff Bezos nel 1994. Fondata con il nome di Cadabra.com e poi trasformata in Amazon dal nome del Rio delle Amazzoni, che Bezos ha voluto usare non per la lunghezza del fiume, ma per la portata del suo bacino, l’azienda cominciò la sua fortunatissima avventura come libreria online. In breve tempo, l’azienda estese la gamma dei prodotti venduti a DVD, CD musicali, software, videogiochi, prodotti elettronici, abbigliamento, mobilio, cibo, giocattoli e altro ancora. Oggi conosciamo tutti l’ampiezza dell’offerta di Amazon; con soluzioni per tutti i gusti e prodotti in grado di soddisfare le esigenze di una clientela molto eterogenea. Amazon si è negli anni distinta per la varietà di strumenti di pagamento previsti e per la velocità di consegna dei prodotti acquistati.
Prodotto Amazon per antonomasia è il Kindle, il lettore di e-book venduto esclusivamente sul sito di Amazon. L’azienda offre il servizio internet di accesso al suo catalogo, l’integrazione con rivenditori come Target e Marks & Spencer, recensioni e feedback e metodi di pagamento via carta elettronica con PayPal, MasterCard e Visa. Non soltanto: infatti, in fase di acquisto si può scegliere anche Amazon Prime, il servizio di consegna rapida gratis, ultimamente assai pubblicizzato.
Insomma, è ben chiaro che Amazon e i Bitcoin hanno in comune l’elemento della tecnologia e della novità, ma come vedremo più avanti, ciò al momento non basta per parlare di ‘matrimonio in vista’.
Come ben noto, il volume di affari del colosso Amazon è cresciuto anno dopo anno, tanto da ampliarsi anche a livello geografico. Nel tempo il colosso dell’e-commerce ha creato altre sedi in Canada, Regno Unito, Germania, Austria, Francia, Italia, Spagna, Cina e Giappone. La finalità però resta sempre la stessa delle origini: spedire i propri prodotti in tutto il mondo.
Nel 2015 Amazon fa un ulteriore passo avanti verso la modernità e svela il proprio modello di consegna delle merci attraverso l’uso di droni: la finalità è quella di consegnare i pacchi con questi velivoli a pilotaggio remoto in soli 30 minuti, definendo in modo più dettagliato rispetto al passato la sua visione per il futuro attraverso mezzi non pilotati di fatto dall’uomo.
E i fatti danno ragione ad Amazon: a febbraio, per la prima volta nella sua storia il colosso statunitense ha sorpassato i 100 miliardi di dollari di vendite trimestrali; triplicando i profitti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma a ben vedere, anche pandemia e lockdown hanno in qualche modo spinto all’utilizzo del canale digitale per gli acquisti.
Non stupisce affatto l’attenzione che Amazon sta comunque riservando ai Bitcoin. Come sopra accennato, in comune Amazon e Bitcoin hanno la modernità e l’uso delle tecnologie.
Il fondatore di Amazon Jeff Bezos ha messo finora la crescita davanti al profitto, senza timore di investire in progetti nuovi. E’ questo il suo motto. Ed ecco spiegata l’attenzione di Amazon verso le criptovalute.
D’altra parte Amazon è anche nel bersaglio di chi contesta l’errata distribuzione della ricchezza, e della politica e degli attivisti che vedono l’azienda come emblema del potere incontrollato delle grandi multinazionali. E Amazon proprio in questo periodo è nel mirino anche dei regolatori antitrust nazionali e stranieri, oltre che al centro da tempo di polemiche e azioni legali sulle condizioni di lavoro di coloro che lavorano per il colosso dell’e-commerce. Ma di certo, non si arresta la marcia e i numeri del successo di Amazon, lo dimostrano: ecco perchè l’azienda americana può guardare anche a strumenti alternativi di pagamento, da affiancare alle tradizionali carte.
La notizia comportava l’uso del condizionale, e comunque su di essa – come vedremo tra poco – Amazon ha voluto puntualizzare. Secondo quanto riportato nelle ultime ore dalla stampa inglese, in ballo la possibilità che Amazon accetti pagamenti in Bitcoin “entro la fine dell’anno”, con un token a firma della compagnia che potrebbe essere fatto circolare a partire dal 2022. Insomma, il meccanismo sarebbe sicuro, perchè garantito dallo stesso colosso statunitense.
In effetti, una fonte anonima interna ad Amazon ha recentissimamente dichiarato al quotidiano finanziario londinese City A.M. che la società leader mondiale dell’e-commerce starebbe pianificando di accettare pagamenti in Bitcoin (BTC) entro la fine del 2021, ponendo le basi per una più ampia accettazione mainstream delle transazioni crypto.
Pertanto, non deve stupire che la notizia del possibile matrimonio tra criptovaluta per antonomasia ed e-commerce si sia fatta sentire sulle maggiori divise digitali, con Bitcoin in rialzo dell’11% a $38.250 con picchi oltre i $39 mila; Ethereum a $2.340 (+8%) e Cardano in aumento del 10% circa a $1,35. Numeri interessanti che confermano che la notizia non è di certo passata inosservata. Salvo la (parziale) smentita proprio di Amazon, risalente a qualche ora fa.
Il ‘rilancio’ del possibile connubio tra Amazon e Bitcoin è arrivato dopo che il colosso dell’e-commerce, durante il fine settimana, ha pubblicato un’offerta di lavoro per un ruolo manageriale nel settore delle criptovalute e blockchain per “guidare la strategia generale e gli investimenti sul prodotto”.
Come appena accennato, le speculazioni sull’ingresso di Amazon nel mercato delle criptovalute circolano da giorni, a seguito di un nuovo annuncio di lavoro per un “Digital Currency and Blockchain Product Lead”. Detto annuncio, pubblicato sulla bacheca dell’azienda la scorsa settimana prevede che la nuova acquisizione aiuti a sviluppare la strategia crypto di Amazon e la roadmap del prodotto. Per il ruolo, richiesta altresì una forte esperienza in ambito blockchain e valute digitali.
Ma in verità questo non è il primo annuncio in questa direzione. Già qualche mese fa a febbraio, il colosso USA aveva inserito nell’organico aziendale un lead tecnico per aiutare a sviluppare la sua nuova piattaforma “Digital and Emerging Payments”. Ma come si sa, due indizi non fanno una prova; e, come vedremo tra poco, il matrimonio tra Amazon e Bitcoin non è destinato ad essere celebrato in breve tempo.
Secondo questa fonte di cui non si conoscono le generalità per ovvie ragioni di privacy, Amazon – sebbene non abbia ancora lanciato nulla a livello ufficiale – intenderebbe offrire soluzioni di pagamento con criptovaluta nell’immediato futuro. Anzi, Bitcoin sarebbe esclusivamente il primo passo nella direzione di una più ampia integrazione degli asset digitali. Infatti, la dirigenza di Amazon sarebbe ansiosa di poter aggiungere altre criptovalute consolidate in futuro.
Quasi a voler arrivare prima degli altri, ancora una volta Amazon intenderebbe anticipare i tempi e, oltre ad accettare pagamenti in Bitcoin, è sul tavolo la possibilità che Amazon metta in campo una propria criptovaluta, entro poco tempo. E certamente alla società statunitense non mancherebbero le tecnologie idonee a creare un autonomo sistema di pagamento, rientrante nella ‘galassia’ delle criptovalute.
Ma nelle ultime ore, ecco la smentita ufficiale del colosso Amazon, non così inaspettata, in verità.
LEGGI ANCHE >>> Come funziona Coinbase, la piattaforma per scambiare i Bitcoin
Ecco allora il (parziale) colpo di scena. L’utilizzo dei Bitcoin per le transazioni su Amazon e la creazione di un token a firma Amazon, sarebbero collegati a notizie non vere o comunque non pienamente corrispondenti alla realtà e alle scelte di Amazon.
E’ passato solo un giorno dalle indiscrezioni riportate dal quotidiano inglese di ambito finanziario City A.M: Amazon ha annunciato che pur essendovi un interesse di fondo, al momento non vi è alcun piano concreto mirato all’utilizzo dei Bitcoin come mezzo di pagamento per gli acquisti nel sito di e-commerce.
La società statunitense ha però altresì specificato che la materia dei Bitcoin non è ignorata nei piani alti della direzione aziendale: “Nonostante il nostro interesse, la speculazione che è scaturita sui nostri piani specifici per le criptovalute non è vera”, ha spiegato nelle ultimissime ore un portavoce di Amazon; aggiungendo però che “Rimaniamo concentrati sull’esplorazione di come potrebbe essere questo aspetto per i clienti che acquistano su Amazon“.
In altre parole, il colosso di e-commerce sta semplicemente valutando se e come sfruttare la criptovaluta per aumentare il profitto già notevolissimo; ma ciò non significa includere i Bitcoin tra gli strumenti di pagamento già da inizio 2022.
Da notare che la smentita della società di Jeff Besoz ha comunque smorzato di nuovo il sentiment sulla criptovaluta, con il Bitcoin in calo del 4% a £37 mila, Ethereum a $2.200 (-6,6%) e Cardano in rosso dell’8% a $1,25. A conferma ulteriore che l’estrema volatilità dei Bitcoin e delle criptovalute è un tratto caratterizzante delle monete virtuali.
Vero è che nelle ultime settimane si è tornato a parlare del tema dell’utilizzo dei Bitcoin come mezzo di pagamento; anche nell’ambito di alcune dichiarazioni del chiacchierato Elon Musk. Questi, nella sua persistente altalena di opinioni sul mondo delle criptovalute e dei Bitcoin in particolare, avrebbe detto sì all’idea di tornare ad accettarlo per l’acquisto delle automobili Testa. Ma un nuovo dietrofront di Musk non stupirebbe.
Concludendo, più in generale bisogna considerare che, nonostante siano aumentate le aziende che accettano via web le criptovalute come forma di pagamento e qualcosa si stia muovendo anche in alcuni paesi del globo, con ad esempio El Salvador che ha legiferato sul corso legale di Bitcoin, il punto di fondo è che non ci sono ancora grandi evidenze che l’opzione di pagamento in Bitcoin sia proprio ciò che i clienti desiderano e vogliono. Ciò anche in considerazione del fatto che molte persone ancora oggi prediligono l’uso del denaro contante rispetto ai pagamenti elettronici o con carta.
Secondo gli osservatori più attenti, è più credibile che nel corso del tempo una tecnologia di questo tipo sia usata per regolare una transazione commerciale, essendo alternativa ai circuiti delle carte di credito – per fare un esempio – ma comunque lasciando ai privati acquirenti la facoltà di spendere con una moneta più ‘sicura’ e meno volatile.