Risparmiometro e superanagrafe. Due strumenti che funzionano e che rendono più efficace la lotta all’evasione fiscale. Occhio a cosa fate sul conto corrente.
La lotta all’evasione fiscale, uno dei mantra del governo Draghi. Anzi, una mission ben precisa, dichiarata fin dal discorso di insediamento e perseguita attraverso una serie di disposizioni indirizzate, volte a scoraggiare, oltre che a punire, il ricorso a pratiche di elusione del Fisco. Del resto, proprio a disposizione della macchina fiscale vengono messi una serie di strumenti che monitorano i movimenti di denaro, facendo scattare controlli ad hoc non appena dovessero essere riscontrate delle incongruenze.
Uno degli strumenti a disposizione del Fisco è la cosiddetta “superanagrafe” finanziaria. Una funzionalità della scuderia fiscale che contribuisce a rendere più serrati i controlli e, in caso, più tempestivi gli interventi sui sospetti evasori. In questo contesto, anche le movimentazioni sul conto vanno tenute in seria considerazione. Del resto, le incongruenze più evidenti risultano proprio da come si utilizza il conto corrente.
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Conto corrente, come funziona la superanagrafe finanziaria
Il Fisco, in pratica, controlla tutto. La lente di ingrandimento monitora, sorveglia e, in caso, dà indicazioni per intervenire. Tra risparmiometro e superanagrafe, due fra i più recenti strumenti anti-evasione introdotti, i correntisti finiscono sotto i riflettori. Entrambi, infatti, si concentrano sul trend di risparmio del contribuente e, per questo, tiene d’occhio i movimenti così da individuare eventuali operazioni incongruenti con l’andazzo generale. Il risparmiometro è un algoritmo che mira alla verifica proprio dei movimenti di denaro sul conto corrente. Tuttavia, tutto sarebbe inutile senza il supporto della superanagrafe.
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Una banca dati di proporzioni enormi, incrociabili e confrontabili, tutti tenuti sotto controllo. In particolare, la lente si concentra su pendenze di pagamento con lo Stato (come ad esempio le cartelle esattoriali), le proprietà immobiliari e, in ultimo, anche il conto corrente. In poche parole, i dati forniti attraverso l’apertura di un conto o resi noti al Fisco tramite il pagamento delle tasse, rappresentano la pietra d’angolo per il mega-database. Da lì, il risparmiometro attinge per le verifiche su eventuali movimenti anomali rispetto a quanto ci si aspetterebbe. Ad esempio, un prelievo troppo elevato o, viceversa, un accredito non giustificato di grosse proporzioni. Il Fisco guarda tutto.