Il divieto riguardante il velo islamico a lavoro era già stato discusso nel 2017. Ecco come si espressa la Corte UE a riguardo
Una decisione attesissima che seppur fosse nell’aria sicuramente farà molto discutere. La Corte Ue ha detto la sua sul diritto di indossare il velo islamico nei luoghi di lavoro attraverso una sentenza piuttosto netta.
Infatti è stato riconosciuto il diritto dei datori di lavoro di licenziare o sospendere una dipendente che indossa l’hijab. Questo però può avvenire solo nel caso in cui si verifichino determinate condizioni. Vediamo quali sono nello specifico.
LEGGI ANCHE >>> Gioco e scommesse: in Iran si rischierà la pena di morte
Il tutto è iniziato con il ricorso di due cittadine musulmane residenti in Germania, che sostenevano di aver subito discriminazioni sul posto di lavoro per via della loro fede islamica. Hanno denunciato di aver ricevuto pressioni affinché cambiassero abbigliamento, fino a quando non sono state sospese.
Si erano appellate alla giustizia per cercare di rivendicare la propria inclinazione culturale, ma la Corte è stata chiara in tal senso. I datori di lavoro possono quindi interdire ai propri dipendenti l’utilizzo di vestiari che possano rimandare a messaggi religiosi e politici.
Questo può avvenire solo se l’azienda ha l’esigenza di offrire al pubblico un’immagine neutrale in merito alle suddette tematiche. Ciò può aiutare a prevenire conflitti sociali, ma naturalmente bisogna utilizzare la massima cautela.
Per questo motivo i tribunali dei 27 stati membri dell’UE dovranno valutare ogni caso singolarmente per appurare le reali esigenze dei vertici di un’attività di essere imparziali rispetto a queste circostanze.
LEGGI ANCHE >>> Novellara, le uccidono per interesse: il matrimonio combinato è un vero affare
In fin dei conti non si tratta di nulla di nuovo. Questa decisione in parte era già stata presa nel 2017. Anche allora era stata concessa la possibilità di scelta alle aziende di vietare l’hijab o altri simboli religiosi vistosi.
Anche in quel caso però il tutto doveva essere ben motivato e frutto di comprovate esigenze aziendali. Il dibattito è quanto mai aperto e non è da escludere che a questa decisione possano seguire numero polemiche.