Quale causale va bene per un certo tipo di bonifici: non crediate che le solite “Donazione” e “Regalo”, bastino sempre
Spesso quando dobbiamo inserire la causale prima di inviare un bonifico, puntiamo a rendere quanto più breve possibile la spiegazione, anche per pigrizia, credendo magari che nessuno andrà mai a leggerla realmente. Invece proprio queste vengono spesso giudicate dal Fisco, quindi cerchiamo di non essere imprecisi.
Con la lente del Fisco siamo tutti in pericolo, anzi proprio l’estate prevede tantissimi controlli. E la tracciabilità dei pagamenti è diventato ormai obiettivo fisso per chi controlla che tutto avvenga alla luce del sole. Pertanto, ogni passaggio di denaro da un conto all’altro, anche se questo fosse di un parente stretto, deve avere una spiegazione credibile, per quanto possa sembrarci assurdo e forse un po’ invadente.
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La causale sempre accettata per i bonifici
Un esempio, quando si trasferisce una grande somma e soprattutto quando diverse somme vengono trasferite sempre dallo stesso conto verso uno altro in particolare, il Fisco inizia a destare i propri sospetti. Vi ricordiamo che ci sono diversi movimenti del conto corrente che fanno alzare la guardia al Fisco, e questo può essere uno di questi. Non convincerà dopo un po’, infatti, la semplice causale: “Donazione”. C’è bisogno, specie per somme alte, di una vera causale. Un esempio, nostra madre cede una proprietà e vuole regalarci parte del ricavato. Dovrà essere specifica e scrivere: “ricavato vendita proprietà immobile“. Solo così l’Agenzia delle Entrate ci vedrà realmente chiaro.
In taluni casi poi non è la semplice causale ad aggiustare o peggiorare la situazione. Spesso, è capitato che il Fisco abbia “pizzicato” lavoratori che guadagnino una piccola parte del loro effettivo stipendio, a nero. In che modo. I lavoratori che assumono denaro non dichiarato, molte volte hanno trasferito il contante sui conti correnti ad esempio, della moglie. E lì, se i bonifici iniziano a diventare intensi, non ci sarà bisogno di scrivere o meno: “Donazione”, o altre causali. Logicamente, se il conto corrente della donna dovesse iniziare a vedere al suo interno, cifre abbastanza alte, è logico che la macchina fiscale inizi ad attivarsi per capire da dove provengano.
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C’è anche la possibilità logicamente, che un marito decida di trasferire parte dei propri guadagni legali sul conto della moglie. Donazioni anche non di poco conto, con una causale del tipo: “Contributo ménage familiare e domestico“, non diventerebbero sospetti, perché quando il Fisco dovesse effettuare i propri controlli, verificherebbe che uno dei due coniugi è titolare di un certo tipo di entrate. Naturalmente, se in dichiarazione dei redditi tutto questo fosse giustificato, allora non ci sarebbero sospetti da parte dell’Agenzia delle Entrate.