L’Islanda ha provato la settimana di lavoro ridotta a quattro giorni e i risultati sono stati più che soddisfacenti.
Quattro anni fa, l’Islanda ha deciso di mettere in atto un test e di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni. La prova ha mostrato risultati ottimali in relazione sia all’aumento della produttività sia alla crescita del benessere dei lavoratori. La rinegoziazione dei contratti di lavoro da parte dei sindacati islandesi è, dunque, iniziata e vuole dimostrare a tutti gli altri Paese europei l’efficacia di questa innovazione del mondo del lavoro.
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Nel 2015 è iniziato il test che ha messo alla prova 2.500 lavoratori occupati nella capitale dell’Islanda, Reykjavik. Per quattro anni i giorni di lavoro sono stati 4 su 7, passando da 40 ore settimanale ad un massimo di 35/36 ore lavorative senza toccare gli stipendi. Hanno partecipato al test i dipendenti pubblici, dei servizi sociali, delle scuole materne e degli ospedali.
I risultati sono stati definiti sorprendenti. La produttività è aumentata oppure rimasta esattamente la stessa mentre il benessere fisico e psicologico dei lavoratori ha subito un decisivo incremento in positivo. Riducendo l’orario lavorativo a quattro ore, i soggetti coinvolti hanno accusato uno stress minore, meno sofferenza del rischio burnout e, contemporaneamente, hanno rilevato un miglioramento delle condizioni di salute. I vantaggi si sono fatti sentire anche nella sfera personale essendo cresciuto il tempo trascorso in famiglia o da dedicare agli hobby e allo sport.
L’idea di provare a migliorare produttività e benessere dei lavoratori riducendo i giorni di lavoro a quattro si è diffusa anche in Italia. Alcune aziende della nostra nazione, infatti, hanno deciso di ridurre l’orario lavorativo senza ridurre lo stipendio dei dipendenti. Protagoniste dell’esperimento sono Awin Italia, azienda di marketing, e Carter & Benson, consulenza strategica e head hunting. I risultati? I lavoratori sono più sereni e le performance sono migliorate.
La nuova concezione del lavoro sembra essere, dunque, un esperimento vincente che si basa sulla fiducia, sulla collaborazione, sulla determinazione e sulla sinergia di dipendenti e datori di lavoro. Se si creassero le condizioni opportune, la svolta potrebbe arrivare presto e la rivoluzione dell’orario lavorativo potrà essere compiuta.