Difendersi dalle cartelle esattoriali è possibile. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa c’è da sapere in merito.
Gli ultimi mesi sono stati segnati dal Covid, che ha portato con sé delle ripercussioni negative sia per quanto riguarda l’aspetto economico che sociale. Al fine di contrastarne la diffusione, infatti, ci viene chiesto di stare attenti a vari accorgimenti, come ad esempio il distanziamento sociale e l’utilizzo delle mascherine. Ma non solo, molti imprenditori hanno dovuto abbassare le saracinesche delle proprie attività, costringendo tante famiglie a dover fare i conti con una grave crisi finanziaria.
Il governo ha quindi deciso di erogare varie forme di aiuto, come ad esempio quelle previste dal Decreto Sostegni Bis. Dall’altro canto la macchina amministrativa non si ferma mai, con molti che temono di dover fare i conti con alcuni debiti pregressi con il Fisco. Proprio in tale ambito si inseriscono le tanto temute cartelle esattoriali, che da sempre rappresentano un importante argomento di discussione. Proprio a proposito di quest’ultime, ricordiamo, è possibile difendersi. Ma come? Entriamo nei dettagli e scopriamolo assieme.
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Purtroppo può capitare a tutti di ritrovarsi a dover fare i conti con le tanto temute cartelle esattoriali. Quest’ultime, come noto, hanno già forza di titolo esecutivo, con i soggetti interessati che devono provvedere a pagare entro 60 giorni. In caso di mancato pagamento, ecco che l’Agenzia delle Entrate può provvedere ad appropriarsi direttamente della somma in questione, senza aver bisogna di alcuna udienza in Tribunale.
A tal proposito è bene sapere che difendersi dalle cartelle esattoriali è possibile. In particolare la cartella esattoriale può essere impugnata dinanzi al giudice entro 60 giorni dalla sua notifica. Trascorso questo termine, la cartella diventa definitiva e per questo non può più essere contestata, anche se illegittima.
Quando, ad esempio, si ricevono degli importi che si ritengono non dovuti dalla Pubblica Amministrazione, il soggetto interessato deve contestare subito il primo avviso di pagamento. Se trascorrono tali termini, infatti, non è più possibile contestare la cartella. Soffermandosi sul ricorso, inoltre, ricordiamo che è ammissibili solo per vizi attinenti alla cartella stessa, come ad esempio:
Ma non solo, onde evitare di dover fare i conti con spiacevoli inconvenienti, bisogna sapere che il pignoramento deve essere avviato entro massimo un anno dalla notifica della cartella esattoriale. Trascorso questo arco di tempo è necessaria la notifica di un sollecito di pagamento. In caso contrario il credito vantato dall’Agente per la riscossione si estingue.
Parlando di cartelle esattoriali, poi, non si può trascurare il tema prescrizione. A tal proposito bisogna sapere che le tempistiche differiscono a seconda del tipo di imposta. Tra queste, ad esempio, si annoverano 10 anni per l’imposta di bollo, oppure 5 anni per Tari, Imu e contributi Inps.
Per finire ricordiamo che tra i cavalli di battaglia per difendersi dalle cartelle esattoriali si annovera il difetto di notifica o la notifica non corretta della cartella. A tal fine, però, bisogna non aver mai ricevuto la notifica, provvedendo, ad esempio, ad impugnare il successivo atto dell’Agente della Riscossione, come ad esempio un sollecito di pagamento. L’omessa notifica della precedente cartella, infatti, finirebbe per invalidare tutto il procedimento.