Non è solo la pandemia a contribuire a focalizzare l’attenzione dei media sulla Cina: anche lo Yuan digitale, una sorta di criptomoneta ‘di Stato’, ora fa parlare di sè. Quali sono le finalità dietro la sua introduzione?
La Cina fa parlare di sè, oggi più che mai. Infatti, oltre a rappresentare una potenza economica sempre più consolidata, è anche leader globale dell’innovazione tecnologica. Largamente promossa dalle autorità centrali, in pochi anni la trasformazione digitale ha cambiato tutto il paese. Le abitudini dei cinesi sono mutate già prima della pandemia di coronavirus, sono nati nuovi usi e abitudini e soprattutto, la Cina di oggi, tecnologicamente avanzata, ha raggiunto obiettivi strategici per lo sviluppo della propria economia, con relazioni commerciali estese in tutto il mondo.
Non deve dunque stupire che USA e UE abbiano recentemente ribadito la loro solida alleanza contro la sfida rappresentata dalla Cina e dalle sue indubbie potenzialità espansive. Oggi il paese asiatico è il più grande mercato e-commerce al mondo. E i cinesi sono sempre più attivi nei servizi di pagamento digitali, sono insomma sempre più tecnologici e ‘modernizzati’.
La Cina ha ideato il digital Yuan – lo Yuan digitale – ossia la prima valuta digitale nazionale al mondo. Ciò certamente contribuirà ad abbandonare il contante nel paese orientale, ma con ciò non deve intendersi che la Cina intenda aprire alle criptovalute. Le cose infatti stanno un po’ diversamente. Vediamo perché.
Potrebbe essere considerata in sostanza una sorta di criptovaluta di Stato, ossia criptovalute cinesi regolate dall’autorità centrale. E’ stato già ribattezzato yuan digitale, ma il suo nome ufficiale è CBDC, acronimo di Central Bank Digital Currency. In buona sostanza, è la valuta digitale della banca centrale. Di criptovaluta di stato cinese, di uno yuan digitale appunto, si parla da molto tempo, ma da voce di corridoio, questa sorta di criptovaluta cinese è diventata in pochi anni realtà.
Infatti, il progetto ha velocemente ottenuto una dimensione reale, anche perché si sono registrate dichiarazioni in merito da parte di figure istituzionali, soprattutto quelle legate all’amministrazione finanziaria. Esse di fatto hanno confermato la concretezza del progetto, che infatti poi è stato attuato. Il consistente successo ottenuto dal Bitcoin ha attirato l’interesse delle maggiori banche centrali del mondo in merito alla possibilità di produrre criptovalute nazionali. Tuttavia, se nella maggior parte dei paesi le valute digitali di Stato sono al momento un’ipotesi remota, in Cina le cose stanno diversamente.
Come sopra accennato, oggi lo Yuan digitale è una criptovaluta cinese operativa. E’ notizia recente quella per la quale i dipendenti cinesi della Xiong’an New Area possono essere ora retribuiti con la valuta digitale della Banca centrale (CBDC). Infatti, come indica un report pubblicato alcuni giorni fa sul sito ufficiale della Xiong’an New Area, la People’s Bank of China ha già ultimato i primi pagamenti salariali con la sua CBDC.
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La criptovaluta cinese è dunque una realtà e il motivo della sua introduzione non è difficile da scorgere. Lo sviluppo di questa ‘moneta’ si è avuto sotto il patrocinio della banca centrale cinese, ed è proprio detta istituzione a gestirlo. In verità, più d’una le ragioni collegate a questa scelta. Certamente la principale è da rintracciarsi nel nuovo corso della Cina, che intende essere leader mondiale dell’innovazione. Se poi teniamo conto che le criptovalute, o anzi le tecnologie e le possibilità ad esse correlate, sono di fatto la nuova frontiera dell’innovazione, il discorso quadra.
Ma un’altra ragione è da rintracciarsi anche nella lotta della Cina all”anarchia’ delle criptovalute occidentali, pensiamo tra tutte proprio al Bitcoin che, tra alterne vicende e fortune, sta continuando la sua ascesa in gran parte del globo. Ancora, la Cina sta innegabilmente cercando di slegarsi dal predominio americano per ciò che riguarda i pagamenti internazionali. Infatti, lo yuan digitale è da considerarsi anche una valuta con potenzialità internazionale.
In Cina inoltre l‘uso del contante è in netta diminuzione a favore di soluzioni digitali più pratiche e concrete, che consentono di fare ogni tipo di transazione dallo smartphone. Anzi, banconote e monete secondo le autorità cinesi, non sarebbero facili da usare, presentano alti costi di produzione e di deposito; ma soprattutto sono facilmente falsificabili e, a per la loro loro natura anonima, si prestano a essere sfruttati con scopi illeciti e fraudolenti.
In verità, lo Yuan digitale non è propriamente da considerarsi ‘criptovaluta’ al pari dei bitcoin e di tante altre monete ‘tecnologiche’. Infatti, abbiamo di fronte la prima criptovaluta statale, ossia contempo la prima criptovaluta prodotta da una istituzione o da una impresa che non fa parte del circuito crypto. La moneta in questione è dunque ‘centralizzata’, a differenza delle tradizionali criptovalute, che hanno fatto dell’indipendenza dalle autorità centrali il loro cavallo di battaglia.
Dietro la velocità del processo di creazione di questa criptovaluta in senso sostanziale, ma non formale, c’è l’intenzione di raggiungere una posizione predominante anche in questo settore. Un altro motivo della repentina introduzione della criptovaluta cinese, denominata ‘Yuan digitale’ è da rintracciarsi nella necessità di dare un sistema di pagamento diverso e molto più immediato al tessuto produttivo, duramente colpito dall’emergenza sanitaria e dalla crisi. Ma detto sistema viene di fatto gestito dallo Stato centrale.
Il DCEP (Digital Currency Electronic Payment) è un progetto su cui la People’s Bank of China (PBOC) lavora fin dal 2014. Negli scorsi mesi la nuova valuta è stata sperimentata in alcune grandi città, conferendo alcuni milioni di Yuan alla società civile. Si tratta di metropoli come Shenzhen, Chengdu e Suzhou oltre che, ovviamente, Pechino. L’adozione della valuta digitale è oggi un ulteriore passo verso pagamenti del tutto digitali; anzi le stime ci dicono che nel prossimo decennio l’utilizzo in Cina del contante calerà ulteriormente del 40%.
E’ ben noto come la Cina controlli la vita dei cittadini del paese, attraverso strategie e metodi che in Occidente non sarebbero mai utilizzati, in ragione delle regole di tutela della privacy, vigenti anche in Italia. Ecco perché in tema di criptovaluta cinese e di Yuan digitale, si parla di “anonimato controllabile”, ossia di un sistema nel quale tutti i pagamenti sono anonimi; ma al contempo sono controllati da mezzi di analisi dei dati per indentificare possibili illeciti.
Gli osservatori più critici notano che ciò sarebbe prova del sistema anti-democratico, presente in Cina. È stata infatti manifestata preoccupazione per la possibilità che lo Yuan digitale sia utilizzato per innalzare il controllo sui cittadini e sulla loro vita privata. A tal fine, nell’ambito del China Development Forum 2021, il direttore dell’istituto di ricerca sulle valute digitali della PBOC Mu Changchun ha inteso fare chiarezza sulla questione, affermando che la moneta virtuale ha il livello più elevato di protezione delle informazioni personali tra tutti i metodi di pagamento presenti ad oggi. Ma i dubbi permangono.
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Se è vero che criptovaluta cinese e Bitcoin sono entrambe valute digitali, vi sono tuttavia significative differenze. Riassumiamole di seguito:
Concludendo, al momento la dimensione della criptovaluta cinese denominata ‘Yuan digitale’ è tutta legata al mercato interno, ma è vero che diversi esperti del settore hanno rilevato che la nuova moneta digitale cinese ha delle potenzialità ‘internazionali’. In buona sostanza, potrebbe contribuire a spingere verso l’uso della valuta cinese negli scambi internazionali. A farne le spese in futuro, il dollaro USA.