Pensione anticipata, attenti all’assegno: quanto si perde lasciando prima il lavoro

Uscire prima dal mercato del lavoro è possibile, ma prestate attenzione all’importo dell’assegno. Ecco quanto si rischia di perdere.

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Il lavoro nobilita l’uomo, offrendo la possibilità di attingere alla fonte di reddito necessaria per soddisfare le varie esigenze quotidiane, come ad esempio l’alimentazione. Allo stesso tempo non si può negare come spesso si riveli essere anche fonte di preoccupazione, per via dei vari impegni e scadenze da rispettare. Non è un caso, quindi, che in molti non vedano l’ora di poter finalmente andare in pensione, riuscendo così a staccare la spina e dedicarsi alle proprie passioni. La pensione, d’altronde, si presenta come un traguardo molto importante della propria vita.

Per potervi accedere, però, bisogna essere in possesso di determinati requisiti. In tale ambito sono in molti ad attendere le misure che verranno introdotte con la riforma delle pensioni, che dovrebbe essere attuata entro la fine dell’anno dal governo guidato da Draghi. In attesa di scoprire quali saranno le novità, interesserà che è possibile optare per la pensione anticipata, uscendo così prima dal mercato del lavoro. Una possibilità, quest’ultima, che attira inevitabilmente l’interesse di un gran numero di persone. Dall’altro canto, però, bisogna prestare attenzione alla possibile batosta, derivante dalla riduzione dell’importo dell’assegno. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa c’è da sapere in merito.

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Pensione anticipata, attenti all’assegno: tutto quello che c’è da sapere

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Foto: Web

Grazie al contratto di espansione, introdotto con il cosiddetto dl Crescita, è possibile uscire dal mercato del lavoro con 5 anni di anticipo, con il lavoratore che percepisce una pensione pari a quella maturata al momento dell’uscita. Ebbene, con la Legge di Bilancio 2021 è stata prevista un’estensione di tale misura anche alle imprese con almeno 250 dipendenti.

Se tutto questo non bastasse, a breve si potrebbe assistere ad un ulteriore ampliamento della platea, andando così a coinvolgere anche le aziende con 100 dipendenti. Una misura indubbiamente importante, che potrebbe portare a circa 30 mila pensionamenti entro il 2022. Allo stesso i soggetti interessati devono prestare attenzione all’assegno, in quanto ci ritrova a dover fare i conti con una netta riduzione.

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In particolare secondo Progetica, stando a quanto si evince da Il Giornale, un lavoratore con uno stipendio netto da 2 mila euro al mese rischia di vedere il proprio assegno fin da subito decurtato del 22% nel caso in cui decida di uscire 5 anni prima dal mondo del lavoro.  Una perdita che si attesta al 10-15% nel prosieguo della vita del contribuente. Stimando una vita media di 82 anni, inoltre, secondo Cgil si stima una perdita netta per il pensionato di ben 80 mila euro, pari a 122 mila euro lordi.

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