Sono molti i pensionati che si ritrovano a dover fare i conti con delle lettere inviate dall’Inps con la richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite. L’istituto, però, non sempre ha ragione e per questo è bene sapere cosa fare per tutelarsi.
Il lavoro è indubbiamente importante, in quanto ci offre la possibilità di ottenere quella fonte di reddito necessaria per riuscire a soddisfare le varie esigenze personali e della propria famiglia. Allo stesso tempo non si può negare come spesso si riveli essere anche una fonte di problemi, per via dei vari impegni e scadenza da rispettare. Non stupisce, pertanto, che siano in molti a non vedere l’ora di poter andare finalmente in pensione. Quest’ultimo, d’altronde, è un traguardo molto importante, soprattutto se si pensa che si raggiunge dopo quasi tutta una vita trascorsa a lavorare.
Proprio per questo motivo il tema delle pensioni è da sempre in grado di suscitare interesse, con molti che sono in attesa di scoprire quali saranno le misure e soprattutto i nuovi requisiti che verranno introdotti con la riforma delle pensioni. Intanto, a destare interesse, è una situazione che coinvolge, purtroppo, un gran numero di pensionati. Si tratte di alcune lettere inviate dall’Inps con il ricalcolo del trattamento pensionistico e la richiesta della restituzione di somme che sarebbero state indebitamente percepite. Comunicazioni che non passano di certo inosservate, destando preoccupazione nei destinatari di tali lettere. A tal proposito è bene ricordare che non sempre l’ente ha ragione per questo è opportuno sapere come tutelarsi. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo come c’è da sapere in merito.
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Alcuni pensionati si ritrovano a dover fare i conti con delle comunicazioni dell’Inps, attraverso le quali l’ente richiede la restituzione di eventuali somme percepite indebitamente. Una situazione in grado di destare inevitabilmente preoccupazione, con il destinatario del messaggio che nella maggior parte dei casi decide di pagare immediatamente quanto richiesto. Niente di più sbagliato.
A differenza di quanto si possa pensare, però, non sempre l’ente ha ragione. Vi sono, infatti, alcuni casi in cui non bisogna pagare. Ne sono un chiaro esempio proprio alcune lettere sul ricalcolo delle pensioni inviate ad alcuni pensionati. Come si evince da Il Giornale, l’ente ha inviato delle lettere con la richiesta di restituire cifre che vanno da un minimo di mille euro fino ad arrivare a circa 30 mila euro.
Cifre non affatto indifferenti, che non sempre devono essere effettivamente versate. In tale ambito, infatti, bisogna ricordare che se a commettere l’errore è stato l’istituto di previdenza, quest’ultimo non può richiedere nulla indietro. Nel caso in cui sia il pensionato a commettere dolo, attraverso, ad esempio, una falsa dichiarazione, invece, deve obbligatoriamente restituire quanto indebitamente percepito. Come spiegato dall’avvocato Celeste Collovati, così come si evince da ll Giornale, infatti:
“È bene sapere che si sono espressi anche i Giudici della Cassazione (nel 2017) per far fronte a tali situazioni purtroppo non infrequenti, affermando che l’ente erogatore, l’Inps, può rettificare in ogni momento le pensioni per via di errori di qualsiasi natura, ma non può recuperare le somme già corrisposte, a meno che l’indebita prestazione sia dipesa dal dolo dell’interessato“.
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Proprio per questo motivo, prima di mettere le mani al portafoglio si consiglia di verificare chi ha commesso l’errore, sapendo che l’Inps non può procedere al recupero delle somme già corrisposte, salvo, appunto, il caso in cui l’indebita prestazione sia dovuta a dolo dell’interessato.