L’agenzia delle Entrate vigila sui conto corrente degli italiani e in caso di prelievi e versamenti non giustificati scatta l’accertamento.
Persone e imprese dovranno prestare sempre più attenzione alle operazioni sul conto corrente, specialmente al prelievo e al versamento di denaro contante. Il Fisco, infatti, è in agguato per controllare che ogni singola entrata o uscita sia accompagnata da prove analitiche che giustifichino l’operazione effettuata. Qualora la prova mancasse, si incorrerebbe in accertamenti che potrebbero avere un esito alquanto negativo per il contribuente.
Leggi anche >>> Conto corrente: a cosa fare attenzione per evitare la stangata del Fisco
Cosa stabilisce la Legge in merito ai versamenti/prelievi sul conto corrente
Nel caso in cui prelievi e versamenti sul conto corrente non appaiano giustificati da prove analitiche, l’Agenzia delle Entrate avrebbe facoltà di ipotizzare che il denaro sia frutto di ricavi non segnalati. Di conseguenza, metterebbe in atto delle verifiche che accertino la provenienza o la destinazione della somma versata o prelevata. Secondo la normativa, infatti, i prelevamenti e i versamenti sul conto corrente devono essere imputabili ad una attività di impresa. Movimenti accompagnati da prove generiche non risultano sufficienti a convincere il Fisco dell’onesta del contribuente e danno il via agli accertamenti.
Persone ed imprese devono mostrare una prova analitica per ogni operazione compiuta in corrispondenza alle attività riportate sulla dichiarazione dei redditi. In alternativa, dovranno dimostrare l’estraneità dei movimenti. Il controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate è giustificato nel DPR numero 600 del 1973 all’interno dell’articolo 32. L’accertamento dei movimenti sul conto corrente – stabilisce l’articolo – serve per determinare la presunzione del contribuente.
Leggi anche >>> Ci bloccano il conto corrente senza preavviso: purtroppo è possibile
La Corte di Cassazione si è espressa
L’avvio degli accertamenti qualora l’Agenzia delle Entrate rilevasse degli scostamenti tra reddito dichiarato e valore dei risparmi annui sul conto corrente è stato giustificato anche dalla Corte di Cassazione. Nell’ordinanza numero 14304 dello scorso 25 maggio 2021 si legge che i versamenti e i prelievi sul conto corrente devono essere necessariamente imputati a ricavi e, di conseguenza, la persona o l’impresa dovrà poter mostrare le prove analitiche a sostegno dell’operazione.
Il fine è verificare che qualora un contribuente abbia, per esempio, un reddito imponibile di 40 mila euro e un risparmio sul conto di 55 mila euro non si tratti di redditi non dichiarati ma di denaro proveniente da una donazione, un’eredità o qualsiasi altra motivazione provata.
Leggi anche >>> Rischi delega sul conto corrente: quando la fiducia non basta
Il limite di prelievo che fa scattare i controlli
Generalmente, l’Agenzia delle Entrate interviene in caso di prelievi superiori a 10 mila euro ma è accaduto che si muovesse anche per cifre decisamente inferiori. I controlli sono effettuati su base mensile e riguardano i conti correnti di ogni singolo contribuente.
In relazione ai versamenti, poi, gli esami di accertamento riguardano non solo grandi somme ma anche piccole entrate di denaro. L’ultima stima UIF disponibile riporta 33,5 milioni di operazioni verificate per un totale di 178 miliardi di euro di operazioni sospette. Lo scopo è mettere in atti misure anti-riciclaggio efficaci e i controlli si intensificheranno sempre di più. Al contribuente è richiesta, dunque, un’attenzione particolare nell’effettuare le operazioni su conto corrente nel rispetto della Legge.