Pignoramenti sul conto corrente e sullo stipendio per non aver pagato il fitto? Si può, ma l’inquilino può evitarli
Si sa che in particolar modo l’ultimo anno e mezzo è stato molto difficile per famiglie, imprese e lavoratori con una vera e propria crisi economica in atto. C’è stata persino una giovane mamma che ha tentato una rapina, perché non riesce a pagare l’affitto e proprio di fitti, parleremo oggi.
Appunto, oggi quando si parla di fitti da pagare, sia per i locali adibiti a negozio, sia per le case, si va sempre con la testa alle difficoltà che tanti vivono. Il problema è che non pagare un fitto oggi, può rivelarsi davvero fastidioso perché è possibile adesso pignorare conti corrente e stipendi.
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Pignoramenti su conto e stipendio: quando avviene
Cosa succede quindi, che in termini legislativi, il pignoramento può esserci dopo un decreto ingiuntivo oppure in seguito ad esecuzione forzata in presenza dell’ufficiale giudiziario. Ora entriamo nel merito dei casi, ricordando che fino a poco tempo fa, a causa del blocco dei fitti, erano i proprietari.
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Inizialmente, il locatore intimerà lo sfratto venti giorni dopo il primo ritardo sul pagamento di solo un canone mensile; l’inquilino ha quindi tempo fino ad una possibile risoluzione di contratto, per pagare, dando quindi già un taglio alla procedura. Altra alternativa, è che l’inquilino paghi gli arretrati, anche con aggravio di interessi e spese legali, chiedendo poi al giudice un termine di novanta giorni per effettuare il pagamento. In caso di canoni arretrati e non pagati entro 90 giorni, il giudice dedide di ordinare lo sfratto, oltre ad emettere il procedimento di pagamento dei gli arretrati, insieme ai fitti non pagati durante l’operazione. Questa procedura, fa sì che il creditore possa allora andare dall’ufficiale giudiziario che piò pignorare i beni dell’inquilino.