La Chiesa non paga la Tari dal 2012, credendo di rifarsi tranquillamente ai Patti Lateranensi, ma ecco la brutta sorpresa
Tutti paghiamo il servizio di smaltimento rifiuti, comunemente conosciuto come Tari. Ebbene, forse la Chiesa fino a poco fa aveva “dimenticato” di farlo, perché adesso secondo la Cassazione, ha un milione di euro di debiti, da pagare su questa specifica tassa.
Non arrivano buone notizie, sul fronte economico, ai cittadini dello Stato che prende forma ai confini con Roma, già in molti sono sul piede di guerra per i tagli agli stipendi di Papa Francesco, ed ora arriva anche la maxi-tassa da pagare alla città di Roma Capitale.
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La cifra non nasce dal nulla, ma è reduce da risvolti con tempi abbastanza lunghi. In pratica, la Corte di Cassazione ha dato ragione all’AMA, società che appunto gestisce la fase di la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, per Roma. Tutto è iniziato con il mancato pagamento di ben 71.000 euro da parte della Chiesa, per la Tari del 2012, ed in nove anni, quella cifra ha continuato a crescere, nelle cartelle dell’Agenzia delle Entrate.
Insomma, il Papa è costretto a mettere un divieto sul lusso, ma la Chiesa non vuole pagare le tasse. In realtà però, la realtà ecclesiastica si rifà all’articolo 16 dei Patti Lateranensi, per non dover pagare la tassa, ma la Cassazione non è d’accordo. Per correttezza, vi riportiamo la parte interessata del suddetto articolo: “Gli immobili indicati nei tre articoli precedenti, nonché quelli adibiti a sedi dei seguenti istituti pontifici […] non saranno mai assoggettati a vincoli o ad espropriazioni per causa di pubblica utilità […] e saranno esenti da tributi sia ordinari che straordinari tanto verso lo Stato quanto verso qualsiasi altro ente”.
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Ma nulla smuove la Corte di Cassazione, Tari da pagare per il 2012 e tutti gli anni a seguire, precisamente la cifra da versare è un milione e duecentomila euro. Ma quello della Cassazione non è un dispetto, tantomeno un capriccio, semplicemente ciò che accade è che quello della Tari non è un tributo legato a servizi, quindi lo dovrà pagare anche la Chiesa, e non fa parte delle regole dell’articolo 16.