Periodo cruciale per il Cashback che sta entrando nella fase finale di questo primo semestre. Attenzione però alle micro-transazioni, che potrebbero essere escluse dal conteggio
Erano state invocate a gran voce dagli utenti del servizio e dagli esercenti (la parte maggiormente lesa da questa situazione) e finalmente sono arrivate. Le tanto sospirate verifiche anti furbetti sono giunte come un fulmine a ciel sereno per coloro che nei precedenti si sono avvalsi di tecniche meschine per scalare la classifica del Super Cashback.
D’altronde la prospettiva di rientrare tra i primi 100.000 in classifica e mettere le mani sul premio da 1.500 euro ha portato le persone ad effettuare sempre più transazioni con strumenti elettronici presso esercizi fisici. Il problema però è stato l‘abuso con micro-transazioni compiute presso i medesimi punti in un breve lasso di tempo.
LEGGI ANCHE >>> Cashback di Stato: quando uno strumento utile si trasforma in gioco
Proprio in questi giorni è circolata la notizia di un messaggio ricevuto dai fruitori direttamente sull’app IO rispetto a questa situazione piuttosto incresciosa. Si tratta di un’avviso a tutti gli effetti in cui i cittadini vengono informati dell’inizio dei controlli delle transazioni al fine di scovare i cosiddetti “furbetti”.
Chiunque ha ricevuto la comunicazione con la sottolineatura dei pagamenti “sospetti” ha 7 giorni di tempo per provare che si tratta di un errore. In caso non si riesca a chiarire la situazione, le micro-transazioni oggetto di contestazione verranno stornate e non saranno valide nel computo finale.
Dunque, l’obiettivo è chiaro. Si vogliono eliminare le transazioni che non corrispondono ad un reale acquisto. In pratica quelle compiute meramente per aumentare il proprio bottino in graduatoria ed accedere all’ambito premio da 1.500 euro.
LEGGI ANCHE >>> Super Cashback: avete ricevuto questo messaggio? Che stangata!
Quindi, è arrivata la prima risposta all’interrogazioni parlamentari delle scorse settimane in cui erano stati palesati seri dubbi circa le modalità del servizio. Risolvere il problema dell’evasione fiscale e incentivare le persone ad eliminare i contanti non deve necessariamente significare sfavorire chi lavora.