Brutta primavera per Bitcoin, che registra le perdite maggiori da dieci anni a questa parte. E l’escalation, per una serie di ragioni, sembra davvero finita.
Male, anzi, mai così male. Bitcoin ha vissuto la sua imprevista settimana infernale, “tradita” sul più bello da chi più di tutti ci aveva creduto. Un mattoncino sfilato dalla torre che si è rivelato essere quello giusto per far venire giù tutto. E visto che dal 2011 si era trattato praticamente di un’escalation, ecco che la caduta è la peggiore da dieci anni a questa parte. I numeri certificano il disastro meglio di qualsiasi sentore o previsione: la regina delle divise digitali scende del -36,3%, passando da 57.858 a 36.842 dollari. Ovvero un record, ma come pullback.
“Colpa” di Elon Musk, della Banca cinese, della Bce, di Hsbc e di tutti coloro che hanno deciso di non scommettere più sulle criptovalute. Almeno per il momento. L’instabilità cronica di questo mercato è stato l’elemento determinante per far tornare indietro anche chi aveva deciso l’all in. Basti pensare al Giappone, dove il test per la criptovaluta di Stato è andato a farsi benedire per colpa di un’esagerata volatilità e il rischio di trading speculativo. In sostanza, almeno per adesso, a vincere sono gli scettici: Bitcoin e le sue sorelle sono inaffidabili. Il sunto è questo.
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Bitcoin, tracollo micidiale: come procede il settore criptovalutario
Da regina a popolana. Bitcoin subisce il passivo più pesante proprio in virtù della fiducia che le era stata accordata. Non che dalle altre parti vada meglio ma, ad esempio, Ethereum scambia del 7,4% in ribasso, riuscendo a tamponare la sfiducia complessiva con il trend rialzista (arrivato anche oltre i 4 mila dollari). Dogecoin scende del -57,5% rispetto ai massimi della metà del mese di maggio, appena al di sotto della parità. Ma qui, a stupire, era stato più il rialzo che la discesa. Binance Coin, invece, segue a ruota Bitcoin: giù del 39%, una mazzata per la Altcoin con la seconda maggior capitalizzazione di mercato.
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E l’effetto domino sembra non volersi fermare. A fare le spese delle controindicazioni di Bitcoin (e del ramo criptovalutario tutto) è stato l’Iran, sostenitore del progetto ma uno dei più rapidi ad accantonarlo visti i problemi con l’ecosostenibilità (blackout e caos con l’energia elettrica). Per questo non è da escludere che le quotazioni scendano ancora. Con buona pace di chi aveva fatto i primi passi nel mondo delle criptovalute. Del resto, si sapeva che era una partita pericolosa.