E’ conveniente andare in pensione e continuare a lavorare? Solo in determinati casi naturalmente. Tuttavia il sistema di calcolo può premiare.
Per i lavoratori più giovani, l’accesso alla pensione sembra quasi un miraggio. Troppo altalenanti le prestazioni lavorative, così come quelle contrattuali. Non abbastanza per sperare di ottenere il numero giusto di contributi e accedere all’agognato trattamento pensionistico che, invece, perlopiù ai genitori è riuscito di ottenere. Figurarsi cosa accadrebbe se, al momento fatidico, si scegliesse addirittura di proseguire con il lavoro. In realtà è qualcosa che succede e anche abbastanza spesso. Il che pone un quesito per chi decide di operare questa scelta.
Lavorare dopo il raggiungimento dell’età pensionistica, infatti, porta all’accumulo di ulteriori anni di contributi. Naturale che, una volta in pensione, ci si chiede quale valore abbiano gli anni (e gli importi) messi insieme per la determinazione della cifra dell’assegno. In questo senso, bisogna fare affidamento sul sistema di calcolo contributivo, in applicazione per tutti i pensionamenti successivi al 2012. Il che significa, al momento della pensione, la rivalutazione del montante contributivo maturato a seguito della prosecuzione dell’attività lavorativa, con moltiplicazione per il coefficiente di trasformazione anagrafico.
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Ad esempio, nel caso in cui un lavoratore maturi ulteriori cinque anni di contributi, per un totale accumulato di altri 50 mila euro, presentando poi la domanda di supplemento della pensione a 67 anni, l’importo calcolato sarà di 2.787,5 euro annui. Ovvero, tredici mensilità da 214 euro lordi. Leggermente superiore (222 euro) sarebbe la cifra se la domanda fosse presentata ai 68 anni, pur senza ulteriori contributi versati. In sostanza, la regola della pensione ordinaria non cambia: maggiori sono gli anni, più alto sarà il coefficiente contributivo.
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La richiesta di supplemento può essere inoltrata allo scatto dei cinque anni. In pratica, qualora si richieda una somma aggiuntiva, una nuova richiesta non potrà essere inoltrata prima di un lustro. Questo, ovviamente, nel caso in cui si stia proseguendo con l’attività lavorativa. Al momento della cessazione definitiva e dell’accesso alla pensione in modo permanente, l’importo verrà richiesto in toto, in base sempre al coefficiente. In questo caso, il montante contributivo verrà valutato naturalmente al rialzo.