Quanto hanno inciso sul totale dei morti da Covid in Italia, i contagi sul lavoro ed in quali città hanno fatto maggiormente la differenza
Il calcolo è fatto da inizio pandemia al 30 aprile 2021, i morti contagiatisi sul lavoro sono ben 600 ed il 58,2% si sono concentrati nel trimestre marzo-maggio 2020. A completare il report che ci porta a questi numeri, è stata la Consulenza statistico attuariale Inail, che l’ha pubblicato oggi.
Non solo il Covid ha reso sempre più pericoloso il mondo lavorativo, infatti anche ictus e malattie cardiache sono aumentate. Dallo scorso marzo sono stati rilevati ben 551 casi, ben 11 verificatisi in aprile.
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Dei morti contagiati sul lavoro, l’83,5% è di sesso maschile, il 72,0% di fascia età 50-64 anni, e gli over 64 sono il 19,2%. Poi ci sono anche i più giovani, un 8% tra i 35 e i 49 anni. Una quota, quella dei morti per contagi sul lavoro, che fa spavento, soprattutto se si pensa che dei contagi totali, sono le donne ad aver avuto la peggio, prendendosi il 69,0%.
A proposito di morti sul lavoro, apriamo una piccola parentesi, seppur per un’altra causa: una foto potrebbe dare la svolta alle indagini sul caso Luana D’Orazio. Tornando invece sul Covid al lavoro, la città ad aver subito più decessi a causa del Covid contratto è Bergamo, l’8%, Milano segue con il 7,8%, Roma ha avuto il 7,3%, poi Napoli, Brescia, Torino e Cremona, rispettivamente 6,7%, 4,7%, 4% e 3,2%.
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Andiamo poi a controllare l’età dei contagiati sul lavoro, la media è 46 anni, 59 invece per i deceduti. Le denunce, riguardano per la maggior parte l’età compresa tra i 50 ed i 64 anni. A seguire, la fascia 35-49 anni, under 35 e over 64. Il 13,8% dei lavoratori contagiati sul lavoro non è di origine italiana, per la maggiore sono rumeni, poi peruviani, albanesi, moldavi ed ecuadoriani.