Truffe online, non paga solo la vittima: come funziona il risarcimento

Non sempre la colpa delle truffe online può essere attribuita alla vittima distratta o imprudente. In questi casi la banca è tenuta al risarcimento.

Truffe online risarcimento
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Lo abbiamo visto diverse volte. La pandemia ha indirettamente fatto accrescere il ricorso a specifiche truffe online, affinando le tecniche esistenti o sperimentandone addirittura di nuove. E anche in contesti in cui, prima della digitalizzazione forzata imposta dall’emergenza sanitaria, non ci saremmo aspettati di incappare in criminali. O cybercriminali per l’esattezza. Il Covid ha cambiato anche questo aspetto della nostra vita, portandoci sempre più spesso sul web in un quadro che offre pochi ripari se non quello della prudenza.

Architettare truffe online, infatti, presume una buona conoscenza dei meccanismi della rete e, molto spesso, può portare a tirar fuori dalle tasche delle vittime anche delle grosse somme. Il punto è che non sempre si tratta di negligenza o imprudenza da parte di chi il torto lo ha subito. In effetti, può capitare che la violazione di un sistema di homebanking, che di fatto consente all’hacker di turno di far man bassa coi soldi altrui, sfrutti una debolezza del sistema bancario. O anche che si venga contattati da qualcuno che si spaccia per funzionario bancario. Cosa accade in questi casi?

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Truffe online, non paga solo la vittima: la posizione della banca

Tendenzialmente, subire delle truffe presuppone un difficile percorso per riuscire a ricevere giustizia. Molto spesso è difficile risalire al truffatore e, soprattutto, non sempre gli istituti di credito provvedono al risarcimento delle somme. Questo proprio in virtù della possibile e presunta imprudenza (o addirittura negligenza) di chi è stato raggirato. Ma, nei casi suddetti, non è detto che la banca possa esimersi dal restituire quanto è stato sottratto al suo correntista. Una recente truffa, infatti, si è articolata proprio con una telefonata da un numero corrispondente al servizio clienti di una banca. La vittima, tratta in inganno ma insospettita, non ha fornito il codice Otp completo. Ma, l’abile truffatore, è riuscito comunque a violare il numero di 16 cifre della carta di credito e il codice di sicurezza Cvv. Risultato: un furto di 1.200 euro.

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Al di là del fatt che, in questo caso, l’utente non ha fornito il codice completo, la banca non avrebbe potuto comunque rispingere la richiesta di risarcimento. Questo perché il codice Otp non basta a far da garante per la sicurezza online. In sostanza, secondo quanto riferito a TecnoAndroid da Confconsumatori di Bologna, parte della responsabilità sarebbe da attribuire alla banca e al mancato aggiornamento dei meccanismi di sicurezza (ovvero l’implementazione dell’autenticazione forte). In questo caso, il risarcimento sarebbe dovuto  in quanto l’errore non sarebbe interamente attribuibile al cliente raggirato. In sostanza, oltre al danno non si rischia pure la beffa.

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