La storia di un nostro lettore ci racconta di quanto a volte sia complicato affermare le proprie sacrosante ragioni.
La lettera di un lettore alla nostra redazione ci fa entrare nel mondo dei rimborsi Trenitalia, richiedibili o meno, non in base a ciò che realmente sia successo nel corso del nostro viaggio, ma esclusivamente in base al gusto ed alla scelta dell’azienda. Qualcosa non funziona, i passeggeri non sono tutelati cosi come dovrebbero. Ritardi e problematiche legate alla quotidianità del servizio, non possono condizionare la vita altrui.
La storia di Pierluigi è quella di migliaia e migliaia di italiani, scontratisi con la rigidità e l’imperfezione di un sistema che decide per noi, anche quando non dovrebbe ne potrebbe. Un sistema che detta regole e le contesta, che crea regolamenti senza rispettarli. Un sistema, insomma, difficilmente percepibile, in cui a farne le spese sono sempre e comunque i passeggeri, i cittadini, gli ultimi, sempre e comunque, in ogni caso.
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L’avventura, perchè di avventura si tratta, di Pierluigi inizia alle ore 7 del mattino, quando sale sul Frecciarossa diretto a Venezia Metre. Orario di arrivo previsto, 12:23. Dopo circa quaranta minuti dall’arrivo, Pierluigi dovrà sostenere una visita oculistica presso il locale ospedale, dove da anni è in cura. Dopo un’ora circa dalla partenza, un presunto incidente sulla tratta Roma Termini, Roma Tiburtina costringe il treno alla sosta prolungata di più di un’ora.
Nel corso della sosta, Pierluigi riceve un sms da parte di Trenitalia in cui si spiegano le ragioni del ritardo e che per ritardi superiori anche alla mezz’ora scatterebbe un rimborso del 25% del prezzo del biglietto. Il treno riparte dopo più un’ora. Arriverà alla stazione di Venezia Mestre alle ore 13 circa, prima di scendere Pierluigi controlla il ritardo accumulato sui monitor presenti nelle varie carrozze. Il monitor segna +33, il che significa che il rimborso può essere richiesto. Il ragazzo, esce dalla stazione ed ormai in netto ritardo si reca in ospedale.
Li scopre che la sua visita è stata posticipata di un’ora nonostante sia ricordo ad un taxi costatogli circa 15 euro. La visita di corsa, considerato l’orario prestabilito del del treno di ritardo e lo stress accumulato di certo non fanno passare una serena mattinata a Pierluigi. Il giorno dopo il nostro lettore verifica la disponibilità dell’indennizzo, cosi come spiegato nell’sms ricevuto da Trenitalia. Morale della favola, per quel che riguarda il suo viaggio non risulta esserci stato ritardo.
Oltre allo stress, i soldi spesi per il taxi sia all’andata che al ritorno, una spesa complessiva aumentata di circa 40 euro, Pierluigi, secondo Trenitalia non ha diritto al rimborso. Se non lui chi? Una vera e propria truffa? Il ragazzo non demorde e presenta ricorso formale, ormai ne fa una questione di principio. Tra molte decine di giorni, l’eventuale risposta. Seguiranno, quindi, dovuti aggiornamenti.