La liquidità dell’istituto di previdenza di riferimento mette a serio rischio la pensione per una specifica categoria di lavoratori. Tra due anni potrebbero esserci seri problemi
Momento critico per uno degli istituti di previdenza più rinomati del Bel Paese, ovvero l’Inpgi, che cura gli interessi dei giornalisti. Il 2020 si è chiuso con bilancio negativo di oltre 240 milioni di euro. Uno scenario che potrebbe avere delle serie ripercussioni sulla categoria, in particolar modo dal 2023.
Tra due anni infatti, laddove non si prendano i provvedimenti necessari il rischio è quello di non essere più in grado di pagare i professionisti che sono in pensione o che devono andarci. Potrebbe essere assorbito dall’Inps e in quel caso verrebbe meno la corsia preferenziale che per anni ha accompagnato il settore.
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Al tempo stesso non si può ignorare che l’Inpgi ha chiuso in rosso per il quarto anno di fila e nel corso del 2020 si è dovuto fare carico di elargire i bonus ai giornalisti per far fronte all’emergenza covid.
Per questo l’ente si è rivolto disperatamente al Premier Mario Draghi per cercare una soluzione in breve tempo. Il 30 giugno infatti cadrà lo scudo al commissariamento. A quel punto l’assorbimento nell’Inps sarebbe il passo successivo che avverrebbe in tempi piuttosto brevi.
In attesa di sviluppi significativi il Comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti” è stato accolto a Palazzo Chigi dal sottosegretario all’Editoria Giuseppe Morale. La guida del Comitato Carlo Chianura ha posto l’accento sulla crisi del settore, aumentata drasticamente con l’avvento del precario lavoro da remoto.
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La Federazione nazionale della Stampa italiana (FNSI) ha invece lanciato l’allarme su come il Piano nazionale di ripresa e resilienza non abbia dato il giusto risalto agli addetti all’informazione.
Da qui il richiamo al Governo in merito e la manifestazione di protesta programmata per il prossimo 20 maggio a partire dalle ore 10:00 in piazza Montecitorio.