Troppe transazioni in poco tempo potrebbero costare care. Addirittura la squalifica dal circuito Cashback. E allora addio al maxi-rimborso.
Lo abbiamo detto molte volte: più si è andati avanti e più il Cashback ha assunto i lineamenti di una corsa senza esclusione di colpi. Per questo, fra costanza e strategia (non sempre “sportiva” purtroppo), si manifestano via via anche le condizioni per essere esclusi dalla caccia al rimborso. O al maxi-rimborso (1.500 euro), se si tratta del Super Cashback. Una deriva quasi automatica considerando le sembianze assunte dall’iniziativa voluta dal governo Conte per incentivare gli acquisti e l’utilizzo di sistemi di pagamento tracciabili. Un deterrente alla crisi economica e, al contempo, un’iniziativa per contrastare, sia pure solo in parte, l’evasione fiscale.
Su alcuni aspetti le regole hanno un po’ difettato (soprattutto sulla questione dei furbetti con le loro mini-transazioni). Su altri, però, si rischia di attivare procedimenti estremamente severi, che potrebbero anche escludere che si asterrà dal rispettare le direttive. Il che potrebbe essere un cattivo affare se si considera che il prossimo 30 giugno si concluderà il semestre decisivo, dal quale emergeranno i “vincitori” del super-rimborso. E, naturalmente, anche quelli del premio ordinario previsto dal Cashback di Stato.
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Cosa cambia nello specifico? A seguito della chiusura del periodo “di prova”, a dicembre, è iniziato un nuovo conteggio per il rimborso del 10%, a patto di aver eseguito un minimo di 50 transazioni. A oggi, si è praticamente perso il conto di quante ne occorreranno per averla vinta. E questo è un problema, anche e soprattutto dovuto a quanto detto sopra: l’attività dei cosiddetti “furbetti” del Cashback. Pratiche che hanno mandato in crisi numerosi esercenti (soprattutto benzinai) e scombinato le carte sfruttando un buco normativo. Centinaia di transazioni, anche di pochi centesimi, per un solo rifornimento di carburante. Abbastanza per entrare fra i 100 mila fortunati aventi diritto al rimborso da 1.500 euro.
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Una pratica che, però, ha finito per infastidire qualcuno. L’attività di monitoraggio voluta dal Ministero dell’Economia potrebbe andare a pescare gli autori di queste transazioni sospette, comparando importi e tempistiche. In sostanza, andare a riparare la falla che aveva reso impari la corsa al maxi-rimborso. Le regole (quelle vere) restano le stesse di prima. Quello che cambia è il modo di interpretarle. E chi ha scelto di farlo utilizzando metodi poco ortodossi rischia di pagare pesce e piatto.