Il giornalista e conduttore pubblica un volume sulle tasse con La Verità e Panorama: “L’articolo 53 della Costituzione parla chiaro. Ma non sempre va così”.
Un dilemma storico quello delle tasse, che ha accompagnato l’uomo fin dagli albori della civiltà, quando il nome usato era magari quello di tributi. Una motivazione sufficiente per scatenare rivolte e rivoluzioni, specie quando le condizioni del popolo non consentivano più di esigere il tributo in questione. Men che meno in casi decime o altre tipologie di riscossione incompatibili con le possibilità dei contribuenti. E, anche se non c’è uno Sceriffo di Nottingham che accompagna lo spettro della tassa, né un Olimpo dorato sede nobiliare, l’argomento risulta quanto mai attuale anche oggi. Specie in tempi di pandemia.
Una condizione, questa, che appartiene più all’ermeneutica che alla memoria storica, visto che coloro che ricordano l’influenza spagnola, se mai ci sono, si contano ormai sulla punta delle dita. Ma che offre comunque una riflessione, futuribile ma anche sull’attualità. E il tema tasse finisce al centro di un volume di Paolo Del Debbio, in edicola da qualche mese con La Verità e Panorama.
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“Tasse, pago quello che posso”. Titolo già eloquente di per sé ma che, spiega il giornalista e conduttore in un video divulgativo, risponde a un preciso dettame della Costituzione. “L’articolo 53, che che ognuno deve pagare quello che può. Cioè, dopo pagate le tasse, deve avere l’essenziale per vivere. E chi ha di più deve pagare di più e chi ha di meno deve pagare di meno”.
Secondo Del Debbio, tuttavia, “non funziona così in Italia. Pensate che chi guadagna dai 15 mila euro lordi l’anno ai 55 mila (dividete per 13 e poi per 2 e vedete quanto viene lo stipendio netto), paga oltre il 60% dell’Irpef totale italiano. Vi pare un atto di giustizia?”. Ma non solo: “Vi pare soprattutto che se uno di questi stipendiucci paga 400 euro di Irpef al mese, più ci aggiungete 200 euro di tasse locali, vi rimane da campare? Padre, madre e due figli? No, quindi è un atto di ingiustizia. E sostanzialmente contro la Costituzione”.
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Un tema che ritorna e che il giornalista sceglie di affrontare attraverso “un piccolo libricino, semplice, che si capisce e con molti dati. E in cui – conclude – credo ritroverete molta della vostra esperienza“.