Pensione, novità dall’Inps: ecco cosa succede coi part-time verticali

Riforma del sistema contributivo per i part-time verticali o ciclici. Verranno riconosciuti per intero anche i periodi di non lavoro.

Pensioni part-time
Foto: Web

Arriva una novità importante dallo stato maggiore dell’Inps, che definisce la situazione per chi possiede dei rapporti di lavoro del tipo part-time verticale. E si tratta di una svolta in positivo: a queste tipologie contrattuali, infatti, si andrà ad applicare lo stesso trattamento di calcolo di anzianità contributiva degli altri metodi previdenziali. Questo significa che, anche per le gestioni private, arriverà il riconoscimento per intero dei periodi non lavorati. Un’inversione di tendenza rispetto a quanto operato finora, con il calcolo effettuato in base alla settimana retribuita come parametro.

In sostanza, come ricordato da una nota Inps, il numero dei contributi settimanali da accreditare al fine pensionistico varia. Fin qui era preso in considerazione il numero delle settimane retribuite, non consentendo perciò l’accredito delle settimane non rientranti sotto retribuzione. Una riforma sensibile, soprattutto nell’ottica del lavoro femminile, come ricordato anche dal presidente Inps, Pasquale Tridico.

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Pensione, novità dall’Inps: equiparazione per i part-time verticali

“Si tratta di una riforma attesa e quanto mai giusta, soprattutto per le donne che devono affrontare periodi di attività ridotta per motivi legati alla maternità o per tutti coloro che abbiano altre esigenze di conciliazione lavoro-famiglia”. Commenta così il presidente dell’Istituto nazionale di Previdenza sociale, il quale presenta una riforma che va di fatto a equiparare i trattamenti anche per il lavoro part-time di tipo verticale o ciclico. Del resto, come ricordato dallo stesso Tridico, anche la giurisprudenza italiana aveva individuato la necessità che questa particolare branca del part-time ricevesse le stesse garanzie previdenziali delle altre tipologie contrattuali.

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L’Inps, in questo senso, ha parlato di “iniqua sperequazione tra lavoratori”, adducendo alla riforma in atto i connotati del futuro a livello pensionistico. Da ora, le settimane verranno valutate in forma intera, sempre con occhio all’anzianità di diritto. Necessario, tuttavia, che la retribuzione sia accreditata in importo pari a quello minimale previsto per l’anno di riferimento. In caso contrario, i contributi riconosciuti saranno riconducibili al rapporto tra imponibile retributivo annuo e minimale settimanale pensionistico dell’anno di riferimento.

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