Cosa sta succedendo a molte famiglie, che vedono negarsi il Reddito di Cittadinanza? Ci sarà sicuramente una spiegazione
In tantissimi si sono svegliati con una brutta sorpresa nei giorni scorsi: il beneficio del Reddito di Cittadinanza negato, ufficialmente secondo l’Inps per: “Domanda presentata prima dello spirare del termine di 18 (o 6) mesi di cui all’articolo 7, comma 11, della legge n. 26 del 2019”. Potrebbe essere però una cosa che va a colpire solo i cosiddetti furbetti, perché è molto possibile che l’Inps abbia deciso di agire contro chi non ha rispettato le norme per compilare la domanda.
Avevamo già anticipato anche altri motivi per cui quasi mezzo milione di italiani stava per perdere il Reddito di Cittadinanza, e ad oggi per qualcuno, quel presentimento si sta avverando. Se come si pensa, l’Inps sta iniziando a non accettare molte domande, gli errori possono essere di compilazione come per non aver indicato un rapporto di lavoro dopo aver iniziato a ricevere il bonus, non comicare che un componente della famiglia ha presentato le dimissioni o anche comportamentali: essersi assentato per tre volte alle chiamate del centro per l’impiego.
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In certi casi, dopo che l’Inps abbia tolto ad una famiglia il diritto al Reddito, è possibile richiedere una nuova assegnazione, purché siano passati 18 mesi dall’ultimo assegno ricevuto. Ciò vuol dire che comunque per più di un anno non lo si ricevera, ma a meno di una sanzione che ci abbia fatto perdere il totale diritto ad esso, il Reddito di Cittadinanza si può richiedere una seconda volta.
C’è una postilla però per chi dovesse avere in famiglia figli minorenni o con disabilità, lì il tempo di attesa si ridurrebbe a 6 mesi. Logico che spesso l’Inps si veda costretta a togliere l’indennità a chi viene scoperto in flagrante. Alcune richieste indebite erano persino state accettate nel casertano, per famiglie di ricchi o camorristi.
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Tutto questo, accade mentre il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, spende ottime parole per il Reddito di Cittadinanza, in una nota trasmissione televisiva: “Il reddito di cittadinanza è stato utile per contenere la povertà, ma serve altro per creare delle politiche attive del lavoro”, ha detto il ministro, che poco più avanti ha aggiunto che l’indennità deve proseguire: “perché ha salvato molte famiglie dalla povertà durante la pandemia ma non si può continuare a creare che sia uno strumento utile per le politiche attive del lavoro. Dobbiamo lavorare su centri per impiego e sulla qualificazione professionale. Unione tra pubblico e privato in questo è possibile”.