Come tutte le cose, anche la finanza è un mondo che può farci parecchio male se dovesse accadere qualche imprevisto non desiderato. Anzi, se il guaio dovesse essere particolarmente grosso, venirne fuori potrebbe essere un’operazione estremamente gravosa. Per questo, nonostante l’innegabile successo ottenuto, gli esperti continuano a invitare alla prudenza sui Bitcoin e sulle altre criptovalute. Un consiglio per esercitare cautela nell’avviare campagne di investimento in valuta digitale, ritenuto un mercato ancora profondamente instabile per offrire buone garanzie.
Anzi, l’invito va proprio nella direzione opposta. E non arriva da due enti qualunque. A suonare l’allarme sono Consob e Bankitalia che, in un report congiunto, analizzano rischi e possibilità delle criptovalute, avvertendo gli eventuali investitori interessati che “l’operatività in cripto-attività” può “comportare la perdita integrale delle somme di denaro utilizzate“. Questo per una ragione molto semplice: non esistendo ancora una regolamentazione unica a livello europeo in gradi di inquadrare il complesso mercato, il rischio di ritrovarsi in situazioni di crack e senza alcun paracadute è piuttosto concreto.
E’ innegabile che negli ultimi anni, specie nel 2020, a seguito della pandemia, il ricorso alle criptovalute abbia trovato un terreno particolarmente fertile. Senza contare che, da qualche tempo, anche qualche azienda di rilievo ha iniziato ad accettare pagamenti in valuta digitale (Bitcoin per il momento), tanto per ribadire come la finanza del futuro dovrà fare i conti con l’evaporazione della forma contante.
Allarme criptovalute, gli esperti sicuri:
Ma siccome non tutti sono investitori provetti e nessuno può assicurare la bontà di un investimento una volta immessi dei soldi, ecco che gli esperti frenano sul ricorso massiccio ai Bitcoin. In questo momento storico, il rischio è quello di ritrovarsi senza regole di tutela nel caso in cui il nostro capitale sia in pericolo.
Bankitalia e Consob parlano chiaro e avvertono su alcuni aspetti che dovrebbero dar da pensare: “La scarsa disponibilità di informazioni in merito alle modalità di determinazione dei prezzi; la volatilità delle quotazioni; la complessità delle tecnologie sottostanti; l’assenza di tutele legali e contrattuali, di obblighi informativi da parte degli operatori e di specifiche forme di supervisione su tali operatori nonché di regole a salvaguardia delle somme impiegate”.
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La sensazione è che tali lacune, proprio per la condizione di ascesa vissuta dalle crypto, andranno infine a essere colmate. Già nei mesi scorsi, le autorità di supervisione europee avevano richiesto una più approfondita regolamentazione del mercato. Obiettivo, sopperire ai fattori di rischio legati all’instabilità, alla tecnologia ma, soprattutto, ai meccanismi di tutela. Un quadro giuridico ci sarebbe pure ma dell’approvazione ancora non c’è traccia. Nel frattempo i rischi restano.