Malattia, degenza, maternità e paternità, perfino tubercolosi: sono diverse le voci in busta paga non immediatamente individuabili. Eppure ben regolate.
Commercialista o no, una buona prassi sarebbe quella di imparare a leggere la busta paga. In effetti, almeno per la maggior parte, risulta difficile ai più capire quali siano le varie voci e soprattutto a cosa corrispondano. In sostanza, anche eventuali accrediti potrebbero sfuggirci, perlomeno quelli non particolarmente evidenti. E sono parecchi per un occhio non esperto. In busta paga, infatti, rientrano anche erogazioni quali gli importi per la maternità e paternità, la malattia e addirittura quelli riferiti alla tubercolosi. Anzi, è stato proprio l’Inps a diramare una circolare in proposito (la numero 68 dello scorso 22 aprile), pubblicando gli importi per il calcolo delle prestazioni.
Senza mettersi a fare un corso accelerato di lettura di una busta paga, la soluzione offerta dall’Inps è abbastanza calzante. In effetti, per i lavoratori che rientrano in tali trattamenti economici previdenziali, scattano delle liquidazioni in base alla retribuzione mensile del periodo precedente. Il minimo giornaliero per legge non può essere inferiore ai 48,98 euro. Con alcune variazioni naturalmente, ad esempio per i lavoratori agricoli, per i quali il tetto minimo non va al di sotto dei 43,57 euro.
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Busta paga, le voci “invisibili”: le scale dei trattamenti
Ma esistono anche altre variazioni, in base a quelle che sono le mansioni svolte dal beneficiario del trattamento. Qualora si trattasse di un lavoratore domestico e il riferimento fosse un congedo di maternità o paternità, andranno utilizzate determinate retribuzioni convenzionali prestabilite. Nello specifico, per retribuzioni orarie fino a 8,10 euro, scatteranno 7,17 euro di trattamento. E salire: 8,10 per 9,86 euro, 9,86 per quelle superiori a questa cifra e, infine, 5,22 euro per chi supera le 24 ore settimanali.
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Ancora diverso il discorso per i lavoratori autonomi. In questo caso, sempre riferendosi a maternità e paternità, gli importi variano a seconda delle categorie. Ad esempio, il trattamento prevede 43,57 euro (ovvero il minimo della retribuzione giornaliera) per gli imprenditori agricoli professionali (ma anche coltivatori diretti e mezzadri). Altri 48,98 corrisposti a commercianti e artigiani, 27,21 ai pescatori. Variazioni anche in base alle tutele percepite per degenza e malattia (25,98% liberi professionisti, 33,72% collaboratori senza altre pensioni e 34,23% per le stesse categorie con Dis-Coll).