Una vicenda paradossale quella che arriva dal Piemonte. Il Tribunale di Asti emette quattro avvisi di indagini concluse: altrettante persone accusate di truffa.
Una brutta storia quella che arriva dal Tribunale di Asti, che ha emesso nelle scorse ore un avviso di conclusione indagini indirizzato a quattro persone. I soggetti, sui grava il capo di imputazione di truffa aggravata, risiedono nelle province di Milano, Varese e Reggio Calabria, e sono stati oggetto di un’indagine per vicende risalenti al 2017. Un vero e proprio raggiro quello che si sospetta, con due persone come vittime, fra le quali un anziano parroco residente nelle vicinanze di Bra, nel Cuneese. Ai loro danni, sarebbe stata architettata una truffa piuttosto esosa, attraverso l’esibizione di un’identità fasulla.
Avvocati per l’esattezza. Tali si sarebbero spacciati, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, i tre soggetti sui quali pende l’accusa. Uno dei tre, in particolare, avrebbe avvicinato l’anziano parroco sostenendo di essere un legale esperto in cause risarcitorie e spiegando come ve ne fossero alcune intentate contro delle case editrici per l’invio di riviste alla parrocchia. Il “motivo”, degli abbonamenti mai stipulati.
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“Tranquillo, siamo avvocati”: la subdola truffa al parroco
Un raggiro che, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato ben congegnato: il sedicente avvocato avrebbe convinto il parroco a intentare a sua volta una causa per ottenere un risarcimento per poi chiedere (e ottenere) 3 mila euro con anticipo. La prospettiva paventata era quella di un sicuro risarcimento, il quale avrebbe ripianato le spese sostenute per gli avvocati. Successivamente, la cifra sarebbe man mano lievitata: mentre gli avvocati si muovevano per sistemare la “causa”, il loro compenso arrivava a 46 mila euro.
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Stesso metodo e stesso trattamento anche per un’altra persona, a sua volta raggirata attraverso il sistema delle presunte cause editoriali. Anche qui, infatti, i sedicenti avvocati si erano presentati sostenendo l’esistenza di alcuni procedimenti intentati su iniziative di alcune case editrici, sempre per l’invio di riviste ma questa volta legate al settore finanziario. Il servizio è stato pressoché identico: vittima convinta ad avviare una causa risarcitoria e una serie di acconti, per un totale di 25 mila euro. Numeri sufficienti alla formulazione dell’accusa di truffa, nel primo caso con l’aggravante di aver agito nei confronti di una persona anziana, peraltro ministro del culto cattolico.