Dal sistema cashless al rischio della commissione sui prelievi: il denaro contante è quasi superato ma sul conto corrente qualcosa può accadere.
Mai, come in tempo di pandemia, abbiamo fatto i conti con il prefisso “cash”. Se fin qui lo avevamo associato al contante in senso stretto, da qualche tempo correda iniziative e obiettivi governativi, concepiti con l’unico scopo di abbattere il ricorso al denaro liquido. Ai soldi come li intende ognuno di noi, nel portafogli e in forma di banconote o monete. Cashback, strumento di incentivo alla circolazione delle merci, che punta al rimborso di chi sceglie di recarsi fisicamente in un negozio per gli acquisti. Naturalmente pagando tramite carta, per scoraggiare l’uso del contante. Il quale, almeno nella fase iniziale della pandemia, era ritenuto un possibile veicolo di contagio.
Ed ecco che subentra il secondo “cash”. Un piano per l’esattezza, quello del cashless: il sistema di pagamenti tramite carta o bonifico, tutto tracciabile e senza ricorrere all’uso del
denaro in forma cartacea e metallica. Il governo in questi mesi ci ha provato in ogni modo a incentivarlo: applicando la strategia dei rimborsi, addirittura una lotteria (quella degli scontrini) e, infine, paventando (più a forma di voce che di provvedimento) a più riprese la possibilità di attingere direttamente dai risparmi degli italiani, applicando persino una commissione sul prelievo.
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Il caso furbi
Sarà stato il periodo difficile o la tendenza di qualcuno a sfruttare qualche buco normativo a proprio vantaggio… Fatto sta che la misura del Cashback ha conosciuto più notizie così così che una vera e propria efficacia. Inizialmente se ne parlò come un’indiretta causa di assembramento, poi nei termini dei furbi. Alcuni di questi talmente sofisticati da costruire un vero e proprio sistema di cumulo, ad esempio attraverso piccolissime transazioni ripetute nel tempo, anche in pochissime ore. Una strategia che non contravveniva alle regole base del Cashback (che non prevedeva minimi di spesa) e che ha finito per danneggiare gli esercenti. Specie i benzinai, come un gestore di Mortara (Pavia), ritrovatosi di fronte a 6 transazioni da 10 centesimi.
Furbetti cashback, batosta prelievi, pignoramento conto corrente: il nesso del contante
Ma, come detto, il sistema cashless non è incentivato solo dalle agevolazioni riconosciute a chi sceglie i pagamenti tracciabili. Se lo spettro della patrimoniale per ora è rimasto tale, ben più prossima sembra la strategia di applicare una commissione sui prelievi presso sportelli Atm. L’obiettivo (al quale lavora anche l’Antitrust) non è tanto quello di rimpinguare le casse statali (per fare un esempio, basterebbe l’applicazione di un euro sui 510 milioni di prelievi nel 2020, 80 miliardi di controvalore in contanti), quanto incentivare la tracciabilità dei pagamenti. Una commissione di questo tipo agirebbe come una sorta di tassa sul contante.
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Senza contare che il denaro detenuto su conto corrente, qualora si contragga un debito, potrebbe allo stesso modo essere soggetto a qualche rischio. Quello di un pignoramento esecutivo ad esempio, scongiurato ad esempio se il denaro in nostro possesso dovesse essere impiegato in una polizza vita. In questo caso (come sancisce l’articolo 1923 del Codice civile) i potenziali creditori non potrebbero avanzare pretese. Va ricordato che questa clausola vale però solo per le assicurazioni per fini pensionistici. Per la serie, il contante non è mai al sicuro. A volte nemmeno sul conto corrente.