Mega-truffa in criptovalute, blitz della Polizia: ora scatta la stretta

Arrestate 62 persone in Turchia e altre sono ricercate. Si ipotizza una truffa colossale su un portale si scambi di criptovalute.

Dogecoin criptovaluta
Foto: Web

Una vera e propria associazione a delinquere quella che si presume fosse alla base di una maxi-truffa con criptovalute, svelata nell’ambito di un’operazione della polizia turca. Un blitz che ha coinvolto 8 province del Paese e almeno 62 persone, per le quali si ipotizzano, a vario titolo, i reati di frode aggravata e, appunto, associazione a delinquere. Altre 16 persone risulterebbero in queste ore ricercate dalle Forze dell’ordine. Una sospetta truffa di proporzioni gigantesche, con le autorità a indirizzare le indagini su un portale di scambi, Thodex, dove la frode si sarebbe consumata.

Due giorni fa, la piattaforma ha interrotto improvvisamente le proprie attività, nonostante avesse già raccolto circa 2 miliardi di dollari da quasi 400 mila investitori. Secondo quanto riferito dai media, persino il fondatore del portale si sarebbe reso irreperibile, a quanto pare riparando in Albania. Nel frattempo, la Polizia ha eseguito diversi perquisizioni all’interno della sede aziendale, requisendo computer e altri materiali digitali. Il tutto mentre dall’azienda è giunto un comunicato ufficiale, nel quale si “chiariva” l’assenza del fondatore.

LEGGI ANCHE >>> Bitcoin, un inconveniente da 180 milioni: ecco cosa è successo

Mega-truffa in criptovalute, blitz della Polizia: i sospetti

Secondo quanto affermato nel comunicato, il presidente della società si trova all’estero per incontrare degli investitori e tornerà entro pochi giorni per “cooperare con le autorità giudiziarie in modo da far emergere la verità”. Il sospetto, tuttavia, è che il trader abbia attirato migliaia di investitori attraverso un forte ribasso per l’acquisto di una criptovaluta Dogecoin, addirittura piazzata a un quarto del prezzo corrente.

LEGGI ANCHE >>> Nodo Bitcoin: investimento del futuro o rischio? Cosa dicono gli esperti

Le campagne promozionali avvenivano attraverso l’impiego di influencer e persino di modelle, incoraggiando investitori all’acquisto paventando risparmi sull’investimento e lauti guadagni in seguito. Tra i bonus promessi, secondo quanto ipotizzato dagli investigatori, rientravano anche dei bonus per auto di lusso. Una manovra che i sospetti truffatori avrebbero messo in piedi facendo leva sul periodo di debolezza della lira turca. Una delle ragioni che ha spinto il governo a riconsiderare l’ampio uso delle criptovalute. La vicenda sembra peraltro aver sciolto gli ultimi dubbi: a partire dal 30 aprile, Ankara vieterà l’utilizzo delle crypto per l’acquisto di beni e servizi. Una decisione importante nel periodo dell’ascesa.

Gestione cookie