Una nuova mossa anti-contante si profila all’orizzonte: commissione sul prelievo bancomat per incoraggiare il sistema cashless.
Cosa accadrebbe se, improvvisamente, si iniziassero a pagare regolarmente delle imposte nel momento in cui si decide di prelevare dei soldi al bancomat? Un timore che è nell’aria da tempo e che, nelle ultime ore, sembra aver preso sempre più consistenza in proporzione alle ore trascorse. La temuta tassa sul contante potrebbe presto diventare realtà, assumendo i contorni funesti di una batosta proprio sui prelievi agli sportelli. Finora un’operazione agevolata dall’assenza di costi. Da qui in avanti, forse, non sarà così.
L’inversione di marcia potrebbe essere dettata proprio dal momento storico che stiamo vivendo. E non solo per colpa della crisi economica innescata dal coronavirus. Il punto è che un’eventuale tassazione sulle transazioni si inserirebbe nel più ampio discorso della riduzione dell’uso del contante. In sostanza, una nuova mossa per incoraggiare lo strumento del cashless e le transazioni attraverso metodi di pagamento interamente tracciabili. Per questo, negli ultimi giorni, sarebbe stato intensificato il lavoro degli esperti preposti, tanto che per i prossimi mesi l’istruttoria potrebbe già essere chiusa.
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L’ipotesi è quella di una commissione da pagare direttamente alla banca proprietaria dello sportello Atm attraverso il quale avviene il prelievo. Dal momento che la procedura (alla quale lavora anche l’Antitrust) è stata avviata ormai nel mese di dicembre, è ragionevole pensare che alla conclusione del periodo di istruttoria non manchi poi molto. In questo discorso vanno per forza di cose considerati i numeri: 510 milioni di prelievi nel 2020, per un totale di 80 miliardi di controvalore in contanti. Pur ragionando in un’ottica contenuta, ad esempio 1 euro a transazione, il calcolo è presto fatto: il rientro sarebbe milionario ma, allo stesso tempo, si avrebbe di fronte una vera e propria tassa sul contante.
Per coloro che vedranno la loro banca rientrare nella nuova eventuale procedura, occorrerà cautelarsi al fine di non incorrere in spese troppo esose. In poche parole, o si sceglie la via del cashless, digitalizzando i pagamenti e rispettando quindi quella che è ormai a tutti gli effetti una prerogativa governativa, oppure passare a una banca con una più ampia rete di sportelli. Va da sé che, in una situazione simile, il ricorso all’uso del contante sarebbe ulteriormente scoraggiato, anche in virtù dei sistemi di pagamento digitale sempre più adottati dalle varie imprese. Ma la forza dell’abitudine può giocare il suo ruolo.