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Attualità

450 milioni di dollari per un Da Vinci falso: scandalo a corte

Il Da Vinci falso che provoca imbarazzo in Arabia Saudita. La posizione del Louvre ed il coinvolgimento francese.

Salvator Mundi (Adobe)

Una vicenda imbarazzante che vede protagonista l’Arabia Saudita, la Francia ed il museo del Louvre. Una tela acquistata troppo precipitosamente dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, ed una discussione, conseguente, che ha messo di certo in imbarazzo la casa reale, coinvolta nella vendita non tanto di un falso Da Vinci, perchè di quello parliamo, ma di un’opera non del tutto riconducibile all’artista italiano.

La vicenda ha avuto luogo nel 2017 quando la casa d’asta Christie’s ha messo all’asta una tela di Leonardo Da Vinci, “Salvator Mundi”, soprannominato anche “Mona Lisa Male”. Ad aggiudicarsi l’opera, con una offerta record di 450 milioni di dollari è MBS, alias di Mohammed bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita. Il progetto legato alla tela, ambizioso e complesso. Ma la notizia che arriverà di li a poco, sconvolgerà ogni piano.

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450 milioni di dollari per un Da Vinci falso: lo scontro con la Francia e il Louvre

L’asta che ha visto come protagonista la tela di Da Vinci, acquistata dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, è stata caratterizzata da offerte aumentate di 10 milioni di dollari alla volta, provenienti da miliardari e curatori di musei di mezzo mondo. Tempo prima, un Picasso, venduto per 179 milioni di dollari, “Donne di Algeri”, fu acquistato dall’ex primo ministro del Quatar Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani.

Riguardo poi il “Salvator Mundi” acquistato da Mohammed bin Salman, la scoperta è sensazionale. Il dipinto sarebbe stato realizzato in un laboratorio di Leonardo, ed il maestro avrebbe al massimo contribuito alla sua realizzazione. A quel punto, il principe saudita che aveva intenzione di far esporre il dipinto al Louvre di Parigi in occasione di una retrospettiva sull’artista ha visto svanire ogni suo piano.

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Mohammed bin Salman, ha chiesto, in ogni caso l’approvazione di Parigi, che avrebbe significato una sorta di sigillo di garanzia. Cosa che non è in realtà poi avvenuta. Lo scontro istituzionale non ha prodotto effetti, e quindi il principe saudita ha dovuto ripiegare su un progetto di esposizione nel suo paese, altro che il Louvre e la vetrina dorata di Parigi.

Published by
Paolo Marsico