Badanti e la “sindrome Italia”: l’aspetto oscuro di cui nessuno parla

La maggior parte delle badanti che lavorano in Italia si portano dietro dei malesseri che sono scarsamente considerati. Di cosa si tratta e come si manifestano

Badante
Fonte Facebook – Il Gazzettino

Il mestiere della badante in apparenza può sembrare semplice e poco dispendioso, ma in realtà lascia in dote un dispendio energetico e psicologico, di cui non si parla minimamente.

La maggior parte di queste donne infatti proviene da paesi dell’Est Europa e arriva in Italia per tentare di accrescere i propri guadagni da destinare ai familiari rimasti in patria. La loro permanenza nel Bel Paese non è però tutta rose e fiori come spesso si crede.

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Le problematiche che si ritrovano ad affrontare le badanti in Italia

La lontananza dagli affetti (alcune sono mamme con figli piccoli), le condizioni di lavoro non sempre dignitose e le differenze linguistiche e culturali, portano le badanti a cadere in un vero e proprio tunnel della disperazione. Se a ciò ci si aggiungono anche i ritmi di lavorativi (spesso devono prestare servizio giorno e notte, rinunciando ad una vita sociale) e la sensibilità nello stare a contatto con persone anziane non più autosufficienti, ecco che scatta la cosiddetta “sindrome Italia”.

Molte rappresentanti della categoria sono venute allo scoperto e hanno esternato le loro sensazioni all’agenzia stampa “Huffington Post”. Sono venute fuori delle tematiche che quasi nessuno considera, visto che in pochi o meglio quasi nessuno considera l’anima delle badanti. 

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Da queste “denunce” sono scaturite delle tematiche oscurate finora dall’indifferenza e dall’egoismo umano. Al loro ritorno in patria infatti si ritrovano ad affrontare ricoveri, problemi di sonno, inappetenza e nei casi più gravi problemi psicologici meritevoli di trattamenti specializzati. 

Questo tralasciando le famiglie, che soffrono per l’assenza di un punto di riferimento femminile importante. Quindi, fermo restando che quella di venire in Italia è una scelta presa da loro, cerchiamo di capire le loro esigenze, sono delle persone non dei robot. 

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