Luca e Giovanna sono stati truffati ed hanno perso tutti i loro risparmi, ma in questo caso la banca sembra avere molte colpe
Ancora una truffa online, il phishing, ha sottratto ad una coppia di professionisti di Milano, tutti i loro risparmi, finendo anche per rubar loro i risparmi destinati alle loro figlie. Attenti alla finta mail dell’Agenzia delle Entrate, per non fare la stessa fine. A spiegare l’accaduto all’Agi, uno dei due componenti la coppia:
“Ho eseguito un bonifico da 300 euro a un’assicurazione in modalità home banking, poi, qualche ora dopo, mi è arrivato un messaggio whatsApp sul telefono nell’ambito del servizio di messaggistica dell’istituto di credito che mi invitava a seguire una procedura per completare il bonifico. Ho cliccato sul link indicato ed è stato l’inizio della nostra fine”.
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I due poveri truffati, sono Luca e Giovanna, che hanno perso ben 15.000 euro, risparmi che sarebbero andati un giorno alle figlie. Giorgia Antonia Leone, legale della coppia, sta tentando di far tornare i soldi al loro posto, mentre i due professionisti vogliono far conoscere la loro storia, a beneficio di chi la legge, affinché non possa ricadere nella stessa trappola del phishing.
Luca, racconta all’Agi: “Quello che mi aveva fatto stare tranquillo è che, dopo avere cliccato sul link e inserendo il codice numerico apparso, mi ero ritrovato nella schermata della mia banca. Invece ho scoperto poi che l’hacker conosceva i dati del mio conto e l’importo del bonifico al destinatario. Si è perciò infilato con estrema facilità”. La tecnica, è detta dell’Sms evoluto, raccontato anche pochi giorni fa da un’altra vittima.
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Ma cosa ancor più grave, nella questione che ci viene raccontata, è la responsabilità della banca. Non solo, all’interno del sistema informatico è presente una crepa tale da rendere facile captare i dati dei correntisti, ma anche il ritardo nella comunicazione verso gli stessi. Infatti, la coppia ricorda: “Quando siamo stati avvertiti dalla banca abbiamo provato sconcerto, rabbia, incredulità. Tutto il nostro lavoro, i nostri risparmi in mano a quelli che consideriamo dei delinquenti che forse non verranno mai identificati. E la banca non ci ha tutelati“.
La legale della coppia non si dà per vinta ed afferma: “La sottrazione dei dati del correntista mediante tecniche e attività fraudolente rientra nell’area del rischio dell’impresa e in forza di tale principio la banca, prima di dare corso a un’operazione, deve sempre accertarsi che essa sia attribuibile al cliente. L’istituto di credito è obbligato a risarcire il correntista vittime di truffe a meno che non dimostri la legittimità dell’operazione online, provando che ci sia una condotta colposa dei danneggiati”.