Partono i primi avvisi bonari per i contribuenti dai quali è atteso il saldo delle cartelle esattoriali. Si procederà a scaglioni (con l’invio).
Qualcosa è stato rimosso dal Decreto Sostegni e la misura ha convinto fino a un certo punto gli analisti di Bankitalia e della Corte dei Conti. Ma, passato il momento dei condoni, per forza di cose tornerà anche il tempo di riprendere i versamenti nei confronti dell’erario. Nello specifico, l’Agenzia delle Entrate inizierà a ricordarlo fra non molto. Sanatoria o no, i prossimi crediti andranno saldati e l’ente comincerà con gli avvisi bonari per avvertire i contribuenti di cosa e quanto sarà da versare in compensazione delle cartelle ancora aperte. E’ stato proprio il Fisco ad avvisare, con un provvedimento ufficiale, che la precedenza verrà data agli avvisi bonari.
Cosa aspettarsi dunque? Un’avvertenza legata alle pratiche aperte, non un’ingiunzione ma un semplice avviso in forma bonaria, con lo scopo di ricordare al contribuente che il debito esiste e che andrà saldato quanto prima. In sostanza, almeno per il momento, si continuerà a tenere conto delle condizioni di difficoltà economica generale. Gli avvisi bonari infatti (anch’essi sospesi nel 2020) possono essere risolti senza sanzioni né interessi, semplicemente saldando il dovuto.
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Cartelle esattoriali, si ricomincia: ecco gli avvisi bonari in arrivo
Va ricordato, comunque, che per tutto il 2021 e fino a inizio 2022, si procederà con una ripresa graduale degli invii. Uno scaglionamento di fatto, che porterà l’invio delle notifiche a coprire un periodo che va dall’1 marzo scorso fino al 28 febbraio del prossimo anno. Per ora si comincia con gli avvisi bonari relativi all’Irpef e con le cartelle inerenti l’Iva e l’Irap. I periodi di riferimento saranno quelli che vanno dal 2017 al 2018. Niente sanzioni all’orizzonte, almeno per adesso. In caso fossero scattate, avrebbero riguardato un 10% del dovuto. Aggiuntivo naturalmente.
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Per accedere alla mini-sanatoria, comunque, occorreranno determinati requisiti. Il contribuente dovrà essere titolare di una Partita Iva alla data del 23 marzo 2021 e interessato da un calo del volume d’affari del 30%. Il periodo di riferimento è sempre il 2020, con calo registrato sul 2019. Niente di diverso rispetto ad altre misure adottate dal governo per fronteggiare la crisi.