Difendersi da un pignoramento dello stipendio da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione è possibile. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo come fare.
Il Covid è entrato prepotentemente nelle nostre vite più di un anno fa, portando con sé delle conseguenze negative, sia per quanto concerne le relazioni che la gestione delle finanze personali. Molte attività continuano a tenere i battenti chiusi, con sempre più persone alle prese con delle serie difficoltà nel riuscire a fronteggiare le varie spese. Ne è una chiara dimostrazione il fatto che circa 830 mila genitori hanno rinunciato a curare i figli a causa della crisi economica in corso.
A peggiorare ulteriormente la situazione è la paura di dover fare i conti con alcuni debiti pregressi, che possono portare ad un pignoramento dello stipendio da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Una vicenda che coinvolge, purtroppo, un gran numero di persone, che si chiedono pertanto se sia possibile o meno difendersi dal blocco dello stipendio. Ebbene, in tal senso interesserà sapere che giunge in aiuto la sentenza della Corte di Cassazione n. 26519 del 2017. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa c’è da sapere in merito.
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Agenzia delle Entrate, difendersi dal pignoramento dello stipendio è possibile: cosa c’è da sapere
Purtroppo può accadere di ritrovarsi a dover fare i conti con un pignoramento dello stipendio da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. L’ente, infatti, può emettere una cartella esattoriale che ha già forza di titolo esecutivo e che pertanto può in seguito diventare esecutiva e definitiva. Una volta ricevuta la notifica, ricordiamo, bisogna pagare entro 60 giorni. In caso di mancato pagamento, ecco che l’Agenzia delle Entrate può provvedere ad appropriarsi direttamente della somma in questione, senza aver bisogna di alcuna udienza in Tribunale.
In tal senso l’istituto può procedere con il blocco dello stipendio, con il debitore che, a sua volta, può cercare di difendersi. Ma in quale modo? Ebbene, in tal caso giunge in aiuto la sentenza n. 26519 del 2017 della Corte di Cassazione. Quest’ultima, infatti, ha stabilito che l’atto di pignoramento deve indicare in modo chiaro il credito per cui si procede con il pignoramento. In caso contrario la procedura deve essere considerata illegittima.
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Entrando nei dettagli, quindi, l’atto di pignoramento deve specificare a che titolo sono dovute le somme bloccate. L’Agenzia di Riscossione, però, tende in genere ad inviare degli atti generici, senza fornire delle indicazioni specifiche. In tal caso, pertanto, è possibile opporsi e far annullare il pignoramento.