Turismo spaziale, alle soglie dei cancelli cosmici: Virgin Galctic testa lo shuttle-bus

Il sogno di diventare astronauti non è mai stato così alla portata. Per adesso per i ricchi, ma Space X e Virgin Galactic promettono grandi cose. Sulla Terra, intanto si pensa al turismo di casa nostra. Fermo.

Spazio turismo
Foto di Sven Bachström da Pixabay

Di fronte alla peggior crisi del settore turistico mai sperimentata negli ultimi decenni, sembra quantomeno strano parlare di una possibile filiera spaziale. Tuttavia, mentre sulla Terra ci si arrabatta per cercare di venir fuori dal pantano, in orbita sempre svilupparsi sempre più il segmento turistico del futuro. Roba da super-ricchi naturalmente, anche se le aziende (Space X in testa) si affannano a dire che prima o poi si arriverà a tour stellari a prezzi popolari. E, soprattutto, roba ben lontana dalle cose terrene, in un frangente in cui albergatori, agenzie, tour operator e tutto quanto fa indotto turistico cercano di capire se mai riprenderanno le circolazioni da una regione all’altra.

A ogni modo, c’è chi pensa già al futuro. La Virgin Galctic ad esempio, il colosso di Richard Branson che ha presentato proprio in questi giorni la SpaceShip 3, ovvero uno dei primi shuttle concepiti proprio per i viaggi nello spazio di astronauti non professionisti. Il nome è Vss Imagine e si presenta come l’astronave dei sogni. O meglio, dell’immaginazione di menti fervide: alluminio lucido, intarsi azzurri e accorgimenti che la rendono migliore dei precedenti modelli e una potenziale navetta per turisti interessati a vedere la Terra dall’alto.

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Turismo spaziale, alle soglie dei cancelli cosmici: la promessa di Virgin Galactic

Il funzionamento è come quello delle altre: aereo madre (il WhiteKnightTwo probabilmente) che la issa in quota, poi motori accesi per volare fino sopra i 100 chilometri d’altezza, un giretto fra atmosfera e spazio aperto e, per i coraggiosi che ci saliranno, anche un volo in assenza di peso. Certo, prima di farci sedere i turisti sui seggiolini ci andranno tecnici, ingegneri e altro personale qualificatissimo (forse anche dell’Aeronautica italiana) per tutti gli aggiustamenti necessari e, senz’altro, per garantire che il “bus” interstellare sappia il fatto suo. Di sicuro, il fascino di un giro nello spazio non risolve i problemi di casa nostra.

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E per casa si intende Terra. Perché guardarla dall’alto avrà certamente il suo fascino e probabilmente tutti, da piccoli, abbia sognato di diventare astronauti. Ma i passi da gigante fatti in questo senso sembrano cozzare con le difficoltà incontrate nel sostenere un settore che, finora, ha dato da mangiare a intere schiere di lavoratori. Una soluzione si dovrà trovare. Magari i vaccini anti-Covid riusciranno a mettere a posto le cose. Intanto i giganti privati dell’ingegneria aerospaziale sembrano pronti a stampare i primi biglietti per gli shuttle-bus. Crew Dragon vorrebbe volare con i turisti già nel 2021. Fantascienza? Chissà…

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