La campagna vaccini come ulteriore possibile motivo di contrazione del Prodotto interno lordo: secondo Eetha Ceis, senza un’accelerazione si rischia grosso.
Il ritardo sui vaccini come ennesimo fonte di un rallentamento del Pil. Potrebbe esattamente succedere questo secondo Eetha Ceis, che sulla base delle stime di crescita del Fondo Monetario Internazionale, ha indicato come la campagna vaccinale potrebbe incidere sull’assetto del Paese in termini di welfare. E un avanzamento a singhiozzo, che rimanda di fatto l’obiettivo dell’immunità di gregge a date difficilmente ipotizzabili, i suoi effetti negativi li produce eccome. Anche per i tempi: dall’estate, le stime passano ai primi mesi di inverno.
In ballo ci sono 200 miliardi di euro in termini di Pil. Un possibile buco, da qui a qualche mese, derivato da tutti i corollari della campagna vaccinale che sta proseguendo, secondo i ricercatori, troppo lentamente per poter garantire effetti positivi sull’economia nostrana. Il punto è che più si rimanda l’appuntamento con l’immunità di gregge, quindi con l’obiettivo primario della strategia dei vaccini, più si posticipa quello con la ripresa a regime dell’attività produttiva. E soprattutto consumistica.
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A incidere c’è tutto: il rallentamento delle forniture, lo stop provvisorio ad AstraZeneca e gli altri tentennamenti sulla disposizione delle dosi che hanno interessato l’Europa intera, decisamente più indietro rispetto ad altre realtà come gli Stati Uniti e il Regno Unito. In pratica, mentre gli altri pregustano i primi effetti positivi di una campagna vaccinazioni condotta con i crismi giusti, il Vecchio Continente annaspa ancora nel clima di incertezza. E l’Italia, in questo, resta ai primi posti: nell’Eurozona, pochi hanno fatto peggio come contrazione del Prodotto interno lordo. Con un -8,9%, solo Spagna, Grecia e Malta precedono il nostro Paese in graduatoria.
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Ora, anche se la promessa è stata quella di attestarsi sui ritmi di somministrazione del Regno Unito da qui a pochissimi mesi, secondo Eetha Ceis esistono presupposti più concreti per assestare un ulteriore colpo al Pil. Tutto dipenderà dal “quando” piuttosto che dal “come”. Se l’obiettivo immunità di gregge dovesse essere raggiunto fra ottobre e dicembre, ad esempio, si dovrebbe fronteggiare una perdita stimata di 200 miliardi di euro. Peggio, molto peggio, se ci si allungasse ulteriormente: addirittura 270 miliardi se, nell’ultimo trimestre dell’anno, solo il 70% della popolazione adulta fosse vaccinata. Meglio pensare positivo forse, e augurarsi che, perlomeno entro settembre, la marcia abbia cambiato passo.