Pronti rincari del 30% sulle tariffe per i clienti Tim. Un innalzamento necessario per lo sviluppo della banda larga? Il piano sembra questo.
Dazn più Tim: un’accoppiata che ha convinto la Lega a rimuovere il nome di Sky dalla cima del listone dei grandi major che garantiscono la visione dei match di Serie A. Un colpo non da poco conto per l’azienda che da vent’anni detiene la prima piazza, ma anche un indicatore sul vento di cambiamento che sta attraversando anche il mondo della pay tv. La doppia offerta della società streaming e del colosso delle telecomunicazioni ha fatto centro nel bando del vertice del calcio italiano, spodestando la società di Murdoch e andando a prendersi i pacchetti grossi dell’offerta televisiva.
Il che, ai giorni d’oggi, significa aver messo le mani su uno dei must dell’economia italiana. Tanto che la battaglia per i diritti tv non finisce certo con l’assegnazione, considerando che gli sconfitti (in questo caso Sky) dovranno per forza di cose riorganizzare le strategie in vista del buco da parecchi milioni di euro che i mancati introiti degli abbonamenti a tema potrebbe provocare. Ma anche chi ha vinto dovrà far sì che offerta e convenienza restino quanto più possibile sullo stesso piano.
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Per quanto riguarda Tim (ma anche da Dazn) la parola d’ordine sarà rinnovamento. Per lo streaming britannico si tratterà di mantenere le promesse, migliorando il servizio e rinforzando l’offerta, che salirà inevitabilmente ma che dovrà quantomeno mantenere un vantaggio nei confronti della vecchia Sky. Al momento si parla di 30 euro mensili, ovvero quelli che Sky offre con NowTv. Ci starebbe. Per Tim, invece, il discorso è diverso: in ballo c’è l’efficienza della rete e la partita da giocare è quella della banda larga. E anche qui si parla di rincari: almeno del 30%, se non oltre, già annunciati dal membro del Cda Luigi Gubitosi.