Class action e sanzione a Facebook: scarsa informazione sull’uso dei dati degli utenti.
Quanti di voi si sentono al sicuro sui Social Network? Oggi vogliamo parlarvi di un procedimento preso contro il colosso dei social network: Facebook.
Possedete un profilo sui social? Una domanda scontatissima ai giorni d’oggi visto che Siamo tutti connessi h24.
Ma tutti sapete come vengono utilizzati i propri dati personali sui social?
Sentirsi dire vengono offerti dei servizi gratuiti è piacevole, ma non ricevere una sola indicazione su come vengono utilizzati i dati degli utenti mentre si utilizzano le applicazioni, non è un comportamento corretto. Ed è proprio l’Antitrust, ad avviare una class action contro i gestori delle reti social, con annessa richiesta di risarcimento del danno non patrimoniale e del profitto realizzato con la messa in commercio dei dati.
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Un errore che potrebbe costare caro all’amministratore di Facebook. Non si può dire che si offre ad un utente un servizio gratuito quando,si utilizzano i suoi dati per fare una fortuna. Questo commercio illecito di dati rappresenta il 98% del fatturato dei social. Frutto dell’attività degli algoritmi, che colgono e analizzano l’attività di chi frequenta le reti sociali ed elaborano dei profili che poi vengono usati e ceduti a pagamento.
Da quanto sostenuto dal Consiglio di Stato, la pratica ingannevole darebbe la possibilità di avviare una class action da parte degli utenti e di chiedere il risarcimento del danno non patrimoniale e per il profitto avuto dalla commercializzazione dei dati, purchè venga provato il danno.
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Resta indiscutibile il fatto che l’utente ha il diritto di sapere dove vanno a finire le informazioni e i dati ricavati dalla sua iscrizione ad un social network e dalla sua navigazione sul web. Non resta che valutare un eventuale intervento sanzionatorio da parte del Garante della privacy.