Per le categorie di riferimento è un’incoerenza. Tuttavia, il governo autorizza i viaggi all’estero per il periodo di Pasqua. Ecco dove si potrà andare.
All’estero sì, in Italia no. La strategia di mobilità adottata da qui al prossimo 6 aprile ha preso in contropiede quanti, visti i tassi di positività al Covid-19, si erano rassegnati a trascorrere il weekend di Pasqua senza riaprire le proprie attività. L’ok arrivato ai viaggi all’estero, unito al divieto di spostamento fra le regioni, ha fatto insorgere le categorie di riferimento, contrariate a quella che è stata ritenuta una disparità di trattamento. Anche se il Ministero dell’Interno si è affrettato a precisare che da regione a regione ci si potrà spostare qualora si debba raggiungere l’aeroporto.
Ora, considerando che dal 7 aprile il divieto di spostamento verrà probabilmente allungato con un nuovo Dpcm. Il che renderà la mobilità per turismo una chimera almeno per qualche altro mese. Niente di strano che, in virtù di questo, il settore turistico abbia fatto sentire la propria voce di dissenso. In particolare Federalberghi, con il presidente Bernabò Bocca che si è fatto portavoce del dissenso della categoria ricettiva, definendo incomprensibile la decisione del governo. A ogni modo, almeno fino al 6 aprile (e probabilmente anche oltre) la direttiva resterà in vigore.
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Viaggi di Pasqua, regole e criticità: dove si può andare
Detto delle criticità, è comunque necessario capire la natura del provvedimento. Fino al 30 aprile, considerando che non ci saranno zone gialle, la circolazione sul territorio nazionale resterà con le regole delle misure restrittive maggiori. Motivi di lavoro, necessità, urgenza. Niente di nuovo in questo senso, con le solite eccezioni: rientro presso la propria abitazione, raggiungimento delle seconde case fuori Comune (a meno di particolari restrizioni in loco). Meno restrittive le disposizioni per i viaggi all’estero: fino al 6 aprile ok a recarsi all’estero, nei Paesi appartenenti all’Unione europea e agli Stati rientranti nell’area Schengen.
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Per quanto riguarda le procedure di rientro in Italia, bisognerà rispettare le direttive dell’ordinanza firmata dal ministro Speranza. Innanzitutto, occorrerà compilare l’autodichiarazione e informare il Dipartimento di Prevenzione della Asl di riferimento. In particolare, occorrerà dotarsi della certificazione di tampone molecolare (o antigienico) con risultato negativo. L’importante è che sia stato effettuato nelle 48 ore precedenti all’ingresso nel nostro Paese. In caso contrario, scatterà automaticamente l’isolamento fiduciario e la disposizione di sorveglianza sanitaria.