L’assegno in nero è senza alcun dubbio uno dei maggiori rischi quando si parla di fisco. Ma ecco quando questo può succedere.
L’assegno è senza alcun dubbio uno degli strumenti e dei mezzi di pagamento che molto spesso vengono utilizzati. Ma ecco che, quando si usa quello circolare, si può incorrere in un rischio che forse in molti nemmeno conoscono o sanno. Il riferimento è al cadere inevitabilmente nel nero.
A parlarne è stata la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8718 e datata 30 marzo 2021. Una decisione che può senza alcun dubbio segnare una svolta e fare giurisprudenza. Ma che cosa ha previsto questa suddetta sentenza? Tutto si lega inevitabilmente al fisco e a possibili accertamenti che costantemente e continuamente vengono effettuati da quest’ultimo. Giusto entrare nel dettaglio e nello specifico di un aspetto così importante e delicato.
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Assegno in nero, un rischio legato a quello circolare: i dettagli
Il fisco può infatti emettere uno dei suddetti accertamenti. Questo può avvenire, per esempio, a carico di un avvocato e nel momento in cu questo incassi assegni circolari extra conto. Ci può essere però un’importante strategia d’uscita e di difesa che non può essere sottovalutata: il professionista può ottenere l’annullamento dell’accertamento solo a patto che dimostri la reale provenienza del denaro. Insomma, un meccanismo forse anche un po’ complicato e contorto. Ma che cosa ha portato l’intervento della Suprema Corte? Quest’ultima ha respinto un ricorso di un legale, legato proprio a questa questione.
Non è la prima volta che ci si trova a parlare di un intervento giurisprudenziale di questo tipo, ma in questo si sta parlando di una sentenza di estrema importanza e che può davvero cambiare tutto. Dopo questa sentenza potrebbe davvero accadere che il professionista si trovi obbligato a pagare le imposte sulle somme riscosse con gli assegni circolari che sono stati bollati dal fisco. Un ragionamento che ha come obiettivo quello di evitare e di colpire i ricavi in nero della sua attività.