Dati allarmanti, per quanto riguarda le mascherine non autorizzate, che sarebbero arrivate in Italia da inizio pandemia
Meglio non acquistare mascherine contraffatte, anche quando queste hanno design che possano piacerci di più ed a costi convenienti. Infatti queste possono essere pericolose, non proteggendo dal Covid, ma pare che di quelle importate in Italia, sia una mascherina su dieci a non essere ‘capace’ di portare a termine questo compito. Stando al numero di mascherine arrivate da inizio pandemia, vuol dire che 450 milioni di queste non erano efficaci.
Intanto, meglio sapere come potersi difendere dal rischio di frode da mascherina. Cosa preoccupante, il dato che ci arriva dalle mascherine chirurgiche. Di quelle arrivate in Italia, il 62% non avrebbe mai ricevuto il certificato di validazione da parte dell’Istituto Superiore della Sanità, quindi potrebbero essere tutte non in regola, più della metà.
Tra l’altro questo è un dato che deriva soltanto dalle mascherine arrivate nel Paese da altre nazioni, senza contare quelle contraffatte. Qui, è per ora difficile fare un calcolo preciso perché appunto, non si sa quante realmente siano ancora in circolazione, pur essendo fabbricate dove non si potrebbe.
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La truffa delle mascherine, in vita ormai da un anno
Da quando è esploso il problema pandemia, praticamente più di dodici mesi fa, è logico che si sia avuto il boom di vendite delle mascherine, di qualunque tipo: dalle chirurgiche alle Ffp2 alle Ffp3. In Italia, si sono spesi tantissimi milioni per l’acquisto di mascherine ed igienizzanti, quindi gli affari in tal senso sono andati a gonfie vele, talvolta anche mettendo in discussione la nostra salute.
Il passaggio di alcune mascherine non a regola, finite sugli scaffali dei nostri negozi di fiducia, si è avuto a causa dello “sdoganamento con deroga“. E cioè dalla decisione di non bloccare l’importazione di dispositivi di cui negli scorsi mesi abbiamo avuto un’assoluta necessità, quindi meno controlli. Tali mascherine poi, avrebbero dovuto ricevere nel Paese, l’autorizzazione da parte dell’Istituto e dell’Inail, ma appunto il 62% di questi controlli aveva avuto un esito non positivo.
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